Intervista a Donato Carrisi
Durante il suo tour promozionale per Il cacciatore del buio, Donato Carrisi ha concesso una intervista molto amichevole e piacevole. Un buon momento di pausa e relax, come lui stessa l’ha definita.
I suoi romanzi hanno un successo conclamato ad ogni pubblicazione. Il Cacciatore del buio è dichiarato tra i 10 romanzi più letti del 2014. Lei è uno degli autori di thriller più letti al mondo. Si è chiesto come mai i romanzi sul crimine hanno sempre tanto successo?
In realtà adesso si definiscono più esplicitamente thriller. In passato si scrivevano lo stesso ed erano definiti semplicemente gialli. Il successo costante che vive questo genere di romanzi è attribuibile al fatto che permette di raccontare meglio la realtà. Non a caso, un grandissimo libro che è stato fonte di ispirazione per me è scritto da uno stupendo autore quale è Umberto Eco con il suo Il nome della rosa. Molti dimenticano che era soprattutto un thriller.
Quanto lavoro di ricerca c’è dietro la scrittura dei suoi romanzi? Quanto dedica allo studio psicologico dei personaggi?
Assolutamente è indispensabile dedicare molto tempo alla ricerca, soprattutto se si ha l’ambizione di mandare i propri libri in giro per il mondo, perchè il lettore di thriller è molto più esigente del normale lettore di romanzi. L’amante del giallo ha bisogno di basi solide per innamorarsi delle storie, per cui io dedico almeno 8-9 mesi alla ricerca. Per me questa prima fase è anche la parte più divertente, perchè andare a caccia di storie mi affascina. Per quanto riguarda i miei personaggi, a me piace vederli in azione, non faccio loro sedute psicanalitiche. Poi è il lettore a contribuire alla formazione dei personaggi, a farli venire fuori dalla pagina, così il loro ruolo non è passivo nella lettura ma partecipativo. Durante le presentazioni dei libri, ci sono dei lettori che mi vengono a raccontare il romanzo caratterizzando con altri dettagli i personaggi da me delineati, dimenticando quasi che sono usciti dalla mia testa!!!
Come altri suoi colleghi altrettanto famosi, anche lei ha uno staff di ricerca?
Compio le ricerche da solo però ho diversi consulenti che a loro volta mi offrono degli spunti. Ad esempio ho un medico legale, un poliziotto, un fotorilevatore che leggono e consigliano, proprio per ritornare al concetto iniziale secondo cui non si può improvvisare l’arte dello scrivere perchè i lettori sono sempre attenti.
La Roma de Il Cacciatore del buio è oscura e misteriosa, ricca di intrecci ampi che vanno al di là delle semplici apparenze. Il Vaticano, i documenti secretati, la longa manus della Chiesa che si insinua nelle vite umane. Mi incuriosisce sapere se gli archivi del Tribunale delle Anime di cui parla nel romanzo esistono davvero. Lei ha avuto modo di consultarli?
Gli archivi della Penitenzieria sono esistenti e hanno un sito internet cui si può scrivere e prendere appuntamenti per visionare i documenti. Io ci sono stato un mese fa per nuove ricerche.
Prevede un sequel allora de Il Cacciatore del buio?
I personaggi di Marcus e Sandra hanno avuto un grande successo in tutto il mondo, e sarebbe un peccato lasciarli cadere così. Vorrei raccontarli ancora. Sicuramente ci sarà un altro capitolo di questa saga.
Ha mai desiderato sceneggiare un suo thriller? Non è prevista nessuna trasposizione cinematografica dei suoi romanzi?
Alla prima rispondo di no perchè voglio troppo bene a ciò che ho scritto, perchè conosco il lavoro di sceneggiatore e so quanto bisogna ridurre per il cinema. Occorre essere dei serial killer e lavorare di coltello per recidere una creatura propria. In questi casi è meglio un ruolo esterno. Sicuramente farei il producer del film in questione o della serie televisiva. Sulle trasposizioni cinematografiche dei miei film è tutto da vedere.
Lei è un criminologo. È vera la frase del suo romanzo secondo cui “il bene ha modificato le sue caratteristiche nel corso dei secoli mentre il male ha inalterato la sua dimensione“?
I crimini sono sempre gli stessi. Guardando indietro nel tempo anche gli antichi romani avevano serial killer, esattamente come noi. Non erano chiamati così, però avevano gli stessi ruoli. Per quanto riguarda il bene, ci sono diverse dimostrazioni di come è cambiato il nostro modo di percepire. Basti pensare a quello che ora è chiamato femminicidio: fino a qualche tempo fa era un delitto d’onore e si aveva una considerazione blanda di qual tipo di crimine, sembrava quasi giustificato uccidere per gelosia o tradimento. Ora per fortuna non lo è più. E questa è una evoluzione della concezione di bene che si adatta ai tempi.
La protagonista femminile gioca sempre un ruolo importante nei suoi romanzi, coadiuvata dall’altra voce maschile. Io interpreterei come due voci dello stesso personaggio cui poter affidare visioni e caratteristiche diverse finalizzate alla risoluzione dei casi. È una visione troppo azzardata la mia?
Anzi è esatta e mi spingo oltre. Senza la protagonista femminile i miei romanzi non sarebbero così definiti. Sia Sandra Vega che Mila Vasquez (ne Il Suggeritore e L’Ipotesi del male) hanno una funzione precisa. Sono le donne che muovono le storie. Basta guardare anche gli altri protagonisti dei romanzi famosi. Cosa sarebbe Hannibal Lechter senza Clarice Starling, o i libri di Larssen senza Lisbeth Salander?
Lei ha origini pugliesi, come me. Sceglierà mai la Puglia come scenario per qualche suo prossimo romanzo?
Non mi precludo mai nulla, magari arriverà la storia giusta e chissà dove. Sono sempre a caccia di storie e ce ne sono tante che ho in cantiere; poi d’improvviso una prevale sulle altre.
Ringraziamo Donato Carrisi per aver gentilmente risposto alle nostre domande. Intanto, vi lasciamo con la recensione del suo ultimo libro, Il cacciatore del buio.
Annalisa Andriani azandriani@gmail.com tw: @azandriani(fonte foto: donatocarrisi.it)