Il cacciatore del buio di Donato Carrisi
Non è facile scrivere una recensione su un autore indiscusso e di successo. Poi da chi certo non è una firma della critica letteraria risulta un salto nel buio…
Il cacciatore del buio, romanzo tanto atteso il libreria, ha un filo rosso con il precedente Il tribunale delle anime ma senza dubbio può essere letto indipendentemente.
Divorato in pochissimi giorni, il thriller dello scrittore pugliese si conferma un caposaldo del genere.
La trama de Il cacciatore del buio
Marcus è un prete senza più memoria. Ha come unico segno del passato una cicatrice sulla tempia risalente ad un colpo di pistola. Il suo unico e solo amico, padre Clemente, è il riferimento alla vita attuale. Il suo mentore, la sua guida, colui che lo inizia, lo indirizza nel buio, gli procura denaro, appartamenti sicuri e conforto. Loro appartengono alla Paenitentiaria Apostolica.
Il tribunale delle anime è un collegio di alti prelati istituito a Roma nel XII secolo per registrare e giudicare confessioni di gravi colpe che nessun semplice sacerdote poteva assolvere. Le investigazioni sono affidate a cacciatori, cacciatori del buio, appunto. I profiler della Santa Sede, i detective delle tenebre, i detentori del più grande archivio criminale del mondo. Agli inizi, dopo la discussione e l’eventuale assoluzione, i casi venivano bruciati; poi si è cominciati ad archiviarli. Si tratta dei peccati dell’umanità, i più indicibili, i più diabolici che vanno “dall’omicidio al tradimento della Chiesa e della fede”.
Così Marcus riesce a vedere “ciò che gli altri non vedevano. Lui vede il male. Riusciva a scorgerlo nei dettagli, nelle anomalie. Minuscoli strappi nella trama della normalità….gli capitava continuamente“….una dote.
L’altra protagonista è Sandra Vega, una fotorilevatrice della polizia chiamata a registrare i momenti drammatici dei delitti. Marcus e Sandra sono coinvolti un una serie di omicidi ad opera di un serial killer che ricorda il Mostro di Firenze poichè le sue vittime sono coppie, ma non solo fidanzati, coppie intese come uomo e donna insieme.
Ma la trama si rivela intricatissima sin dalle prime pagine. Non vi è solo da risolvere il dramma degli omicidi efferatissimi, ma da ricostruire un passato psicologico sofferto e articolato in più strati. La verità è composta da più livelli.
La critica
La dicotomia tra bene e male è una lieson costante nei romanzi di Carrisi, e anche in questo romanzo si perpetua il concetto che la dimensione del bene è mutata nei secoli adattandosi alla vita mentre quella del male è rimasta inalterata. “Il male non era semplicemente un comportamento da cui scaturivano effetti e sensazioni negative. Il male era una dimensione“.
Il protagonista attraversa i secoli del male attraversando Roma, la terza protagonista del romanzo. La capitale racchiude storie e segreti che si dipanano nei secoli, nei palazzi, nel sottosuolo, sfociando nel Vaticano, una sede dorata e invalicabile, un posto unico al mondo che stringe nelle sue mura meravigliosi giardini e boschi incolti (per ricordare forse la natura selvaggia e maligna dell’uomo?).
Il romanzo si apre in Vaticano e lì termina, attraversando la Roma moderna e quella più antica, ritrovando segni e simboli arcaici che per chi ha letto Dan Brown (soprattutto Angeli e Demoni) ne ritrova lo stile descrittivo e didascalico.
Leggere questo genere di romanzi, così ben documentati e approfonditi, offre la possibilità di conoscere storie e situazioni ai più sconosciute, fa entrare in un mondo di intrighi e intrecci che destano curiosità e desiderio di approfondimento.
Il cacciatore del buio è un vero thriller contemporaneo in cui storia, psicologia e cronaca si legano a doppio filo.
I capitoli brevi mirano alla velocità dell’azione. Il tempo della vicenda è seguito passo dopo passo anche dal lettore nella velocità di lettura del romanzo. Ti sembra di non dover perdere un attimo della giornata dei protagonisti, altrimenti la storia va avanti e non tieni il passo.
Gli omicidi, seppur cruenti, non sono mai banali e la ricostruzione dell’identikit psicologico del killer ne fa intravedere la soluzione ma il colpo di scena finale è sapientemente risolutivo.
I protagonisti sono eroi e vittime allo stesso tempo e questo li rende molto umani e credibili, i loro tentennamenti e crisi umane non li fanno apparire supereroi cui tutto riesce facile.
Rilevo che alle volte le descrizioni dei luoghi sono semplicistiche e ripetitive, e talvolta le scene descritte richiamano alla memoria altri romanzi, ma la suspense compendia qualche defaillance. Comunque la capacità di scrittura di Carrisi, specialmente nel tessere trame complesse e articolate, è decisamente elevata e il nostro scrittore pugliese si difende bene nel panorama internazionale.
Consiglio a tutti di non perdere questa lettura edita da Longanesi per lasciarsi trasportare in un’altra dimensione per qualche momento, perchè in fondo leggere è proprio vivere altre vite!!!
Annalisa Andriani
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