Alla fine di un giorno noioso, libro noir di Massimo Carlotto nel ricco e illegale Nordest italiano
“Alla fine di un giorno noioso” (E/O editore, 12,75 € su Feltrinelli) di Massimo Carlotto, è il suo ultimo romanzo noir. Già la copertina è tutto un programma, rifacendosi alle ‘Iene’ di Tarantino. Ma il contenuto, presentato al Salone del Libro di Torino – uscito da pochi giorni, il titolo sta già scalando le classifiche – è ancora meglio.
Il protagonista è Giorgio Pellegrini, già presente in ‘Arrivederci amore, ciao’. Il nuovo romanzo è infatti un sequel, una vicenda che avviene 11 anni dopo il suo status di rapinatore, ladro, stupratore e assassino, per dimostrarsi ‘vincente’.
Infatti, 11 anni di vita ‘onesta’ non sono sufficienti, forse, per far cambiare il destino di una persona. Così Giorgio si ritrova, questa volta, ad essere truffato dal suo avvocato. Che prima lo deruba e poi lo costringe a diventare un galoppino della criminalità organizzata. Senza poter reagire a causa di un intricato insieme di interessi, vorrebbe ribellarsi per riprendere la sua vita tranquilla di imprenditore di successo del Nordest.
Ma il tempo è passato e lui non è più quello di una volta, si rende conto di non essere più in grado di affrontare i suoi avversari in uno scontro diretto. Ma il passato, si sa, oltre che a ritornare insegna anche molto, e Giorgio Pellegrini è rimasto una persona troppo intelligente e crudele per rassegnarsi al ruolo di vittima. Perché per arrivare a quel livello è stato davvero necessario passare prima dalla parte di seduttore, ricattatore e violento per prendersi il suo posto nella società italiana, in quella parte d’Italia, il Nordest, in cui Carlotto ha spesso visto la parte più sporca – e invisibile – dell’industrializzazione del nostro Paese.
Dopo aver riconquistato la fedina penale pulita, e aver aperto un ristorante divenuto alla moda, oltre che luogo di incontri d’affari nel Brianese, l’intreccio con la realtà locale si fa sempre più forte. Una realtà fatta di aziende delocalizzate e connubi tra politica e criminalità organizzata, tra giri di ‘escort’, appalti, usura e riciclaggio di denaro sporco.
E’ il Veneto contemporaneo che è composto da un blocco di potere definito: le varie unioni industriali, i Padanos, come sono chiamati nel romanzo, e i sindacati. “Nessuno è particolarmente simpatico all’altro, ma sono le reciproche convenienze a cementare le loro alleanze”, afferma uno dei personaggi. Ma alla fine sono solo “giorni noiosi”, in cui tutto scorre uguale, almeno in superficie.
Lo stile di Massimo Carlotto è equilibrato – anche se pure qui troviamo qualche volgarità, anche se identificata con il genere letterario – così come l’ottima storia. Il suo punto di forza è il contatto e la descrizione della realtà, che costituisce un atto di denuncia. Ma non si tratta solo di finzione.
L’autore infatti parte da una serie di vere e proprie inchieste e ricerche per poi tramutarle in narrazione degli ultimi trenta-quarant’anni di storia italiana. E’ il racconto di come il mondo economico sotterraneo si incastri sempre di più con la società ‘sana’ e la inquini, lentamente, fino a non rendersi più conto di quale sia la parte onesta e quale no.
E’ un noir che parla della corruzione dall’interno, e per questo lo stile narrativo è asciutto e duro, spesso teso. Carlotto utilizza una scrittura frequentemente ritmata, senza digressioni per coinvolgere di più il lettore e dargli quella sensazione estraniante, di un mondo che sembra lontano da lui e che, invece, è più vicino di quanto pensi.
Un rapporto tra finzione e realtà che ricorda quello dei Promessi Sposi, storia fittizia –ma possibile e documentata in situazioni simili dell’epoca– in un contesto totalmente reale. Allo stesso modo è stato inserito il personaggio dell’onorevole Brianese, quale controparte contemporanea dell’Innominato o Don Rodrigo – i temi sono spesso universali – in cui è padrone l’arroganza e la presunzione di invulnerabilità del potere.
E, alla fine, Pellegrini, il protagonista, si troverà a fare i conti nientemeno con la ‘ndrangheta, la mafia di origine calabra che permea ormai, come è stato dimostrato dalle vere indagini, una parte del tessuto economico lombardo-veneto.
“Alla fine di un giorno noioso” è un vero noir, quindi aspettatevi tutto a riguardo, specialmente violenza e morti, che provocano altri morti, fino allo squallore del protagonista nei giri di prostitute, pur essendo sposato con Martina, una donna che più che moglie è quasi una schiava. Una situazione che tutti, in giro, abbiamo sentito qualche volta – o anche di più.
Ma alla fine è solo un romanzo, e si spera che una volta finito il libro la sua realtà scompaia all’interno delle sue pagine. Invece non è finzione, è la realtà sotto gli occhi di tutti, e Massimo Carlotto ce la racconta apposta, per farcela conoscere, disprezzare e schierarsi contro la disonestà, che porta solo sofferenza alle persone. Come direbbe Stéphan Hessel: “Indignatevi!”.
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