Cambia la biblioteca: con e senza libri
Una biblioteca. Con o senza libri, in un ampio spazio o in un condominio. Purché veicoli cultura…
Sono due gli esempi che meritano di essere di citati. Uno in Italia, l’altro all’estero.
Il primo a Milano. Si tratta della prima biblioteca di condominio, in via Rembrandt, gestita dalle 72 famiglie che vivono nell’edificio e aperta anche al pubblico. È stata recuperata una portineria in disuso e adibita a piccola biblioteca con scaffali, e uno spazio per dedicarsi alla lettura con poltrone e una macchinetta automatica del caffè per un maggiore comfort.
Chi sono i bibliotecari? Naturalmente gli inquilini. Che organizzano i turni per gestire il patrimonio librario di circa 1000 libri giunti dai residenti del quartiere. Con tutto quello che questo comporta: la schedatura dei volumi, i prestiti da registrare e ovviamente i tempi da far rispettare.
L’idea ha in sé il nobile valore della diffusione gratuita della cultura, della condivisione di uno spazio di cultura, in un progetto comune che unisce i condomini di una stessa palazzina che prima non avevano nulla da dirsi. Sono stati alcuni libri nuovi abbandonati accanto al bidone dell’immondizia che hanno fatto maturare l’idea fra i condomini della palazzina di via Rembrandt. Ed è così che la prima biblioteca di condominio prende forma in Italia (qui le foto che ritraggono la singolare iniziativa). Un buon esempio di diffusione di cultura in un ambiente informale, magari più familiare e accogliente…un punto di riferimento nel quartiere, un luogo di aggregazione. Perché no?
Ci può essere invece una biblioteca senza libri? Senza vecchi volumi e senza polverose carte? Senza scaffali? Ebbene sì…
Il fenomeno si è diffuso negli Stati Uniti. Si chiamano “biblioteche senza libri” semplicemente perché carta non ce n’è. Libri, giornali, volumi, riviste sono in formato digitale.
A San Antonio, nella contea di Bexar, ad esempio hanno investito un milione e mezzo di dollari per la costruzione del primo spazio pubblico dedicato alle nuove frontiere della lettura. Si chiama BiblioTech e sarà pronto per l’estate prossima con 10mila titoli e 100 e-reader.
Gli e-reader con sempre nuove caratteristiche sostituiranno praticamente i libri. Con il vantaggio che un e-reader porta con sé tutti i volumi che si stanno consultando. Ma non finisce qui! Saranno messi a disposizione 50 e-reader destinati ai più piccoli, 50 pc, 25 portatili e 25 tablet. Nel progetto lo spazio ha l’aspetto di un Apple Store: una fila di postazioni, un banco di riferimento dotato di un schermo per consultare le opere disponibili e una zona ristoro.
L’obiettivo è quello di adeguare l’offerta culturale ai tempi, alla tecnologia, offrire un servizio alla comunità, ampliando le frontiere anche a film e musica.
Un segnale delle nuove frontiere culturali è il digitale che inevitabilmente avanza, in relazione alle nuove modalità di fruizione e alle forme di condivisione della cultura, oltre alla sperimentazione di nuove modalità di apprendimento.
L’Università di Drexel, Philadelphia, ad esempio, una biblioteca dotata esclusivamente di postazioni con personal computer per la consultazione di 170 milioni di documenti digitali a disposizione dell’ateneo. Anche l’ Università di Stanford ha convertito la libreria di ingegneria in favore del digitale.
E-book o libri di carta? Che preferiranno i lettori?