Quale libro vorresti vivere. Un romanzo che avremmo voluto vivere Quale libro vorresti vivere. Un romanzo che avremmo voluto vivere

Teletrasporti letterari: quale libro vorresti vivere?

“Quando sogno
dietro a frasi di canzoni,
dietro a libri e ad aquiloni…”
Vedi cara- Guccini
Sognare tra le pagine di un libro

Quale libro vorreste vivere? In quale pagine vi immergereste?

Ore 17.00 di un sabato qualunque: Sara, Ludovica e Martina, amiche d’infanzia, si ritrovano intorno a un tavolo di una caffetteria in un gelido pomeriggio invernale. Tra un sorso di tè caldo e cioccolata, le tre amiche allietano le loro ore insieme con quattro chiacchiere. La logorrea femminile è affar risaputo e non c’è nulla e nessuno al mondo che può arrestarla e/o placarla. Al tavolo affianco siede Marco, bellissimo venticinquenne con la passione per la letteratura. Sorseggia il suo caffè, sa già che il tentativo di leggere il suo libro non sarebbe andato in porto, quel giorno. Era un pomeriggio masochista il suo e per qualche strana ragione decise di non alzarsi, di non scappare, ma di restare seduto a quel tavolo e origliare i discorsi, da lui considerati frivoli a priori, che quel gruppo di donzelle si apprestava a intavolare. Una sorta di esperimento sociologico, quello di Marco, che aveva l’intento di dimostrare la fondatezza di un cliché, mascherato da assioma, noto a molti uomini: tre donne sedute a un tavolo di una caffetteria in un sabato pomeriggio invernale toccheranno inesorabilmente i must have delle chiacchiere femminili, ovvero uomini, abbigliamento e bellezza. Quel giorno, però, Marco fu costretto a mettere da parte stereotipi e pregiudizi e ascoltò con interesse i lunghi discorsi che presero il via dopo una domanda, schietta e decisa, che Ludovica fece alle sue due amiche: “Se poteste scegliere un libro da vivere…sì, insomma, se aveste la possibilità di teletrasportarvi tra le pagine tinte di inchiostro e i paesaggi incantati di una storia, cosa scegliereste?”.

Sara, la più romantica del gruppo, sorride, rimane in silenzio per cinque secondi, alza gli occhi e confessa: “Vorrei essere una delle protagoniste di un romanzo ambientato nell’ottocento. Tornare indietro nel tempo e rivivere gli odori e i colori di quei giorni. Vivere tra le pagine di Jane Austen, perdermi nelle infinite campagne di quei meravigliosi borghi, partecipare a balli vestita con abiti mozzafiato e riuscire a incontrare il mio Mr Darcy. Un uomo arrogante, prepotente e orgoglioso. Un uomo capace di lasciarmi senza fiato. Un uomo dagli occhi profondi e dall’anima nobile, capace di farti sentire l’unica donna sulla faccia della terra.”

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Martina sghignazza, il ruolo della ribelle anticonformista e cinica spetta a lei. Questa volta, però, è indecisa. Troppi titoli le passano per la mente. Vorrebbe ritrovarsi in un romanzo anglo-americano, su questo non ha dubbi, tra le pagine di Welsh o tra le righe scritte da Burroughs per guardare in faccia la vita e urlarle contro “Io vivo!”. Martina ama viaggiare, ama le lunghe distanze, i km in moto e gli orizzonti intravisti, quelli che si scorgono il lontananza. Per questo, messa alle strette e un po’ infastidita, sceglie il classico dei classici, quello che tutti gli spiriti liberi alla Easy rider e gli inguaribili viaggiatori vorrebbero vivere in prima persona. Un On the road formato Kerouac per innamorarsi del mondo e scoprire che sapore ha la vita intensa, il brivido del sesso, le notti imbottite di alcool sotto un cielo stellato nordamericano. Perché, sì, per Martina questa è la vita, “questa è la notte e quel che ti combina”.

Ora è il turno di Ludovica. Altro libro, altro viaggio. Anche lei sull’onda del nomadismo. Non ha dubbi, potesse scegliere, vorrebbe vivere come  Christopher McCandless, il vagabondo statunitense, protagonista del libro di Jon Krakauer. Nelle terre estreme, un viaggio per raggiungere le terre incontaminate dell’Alaska e scappare da una società ipocrita e consumistica.

Marco ascolta con attenzione e affascinato quei discorsi intensi. Le tre ragazze chiedono il conto e lasciano il tavolo. Rimasto da solo riflette, tira fuori un romanzo dalla borsa. Legge. Poi, si ferma, si guarda attorno e scorge dettagli che prima d’allora non aveva colto in quella città. Sorride  e continua a leggere. La signora del tavolo accanto, incuriosita, scruta in lontananza il titolo del libro: Le città invisibili. Il caro e vecchio Calvino non delude mai.

Autore: Giusy Casciaro

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2 Commenti

  1. Mi piace il racconto e l’oggetto.I personaggi pur nella sintesi narrativa sono delineati e si sentono i loro sentimenti e le loro emozioni. Brava

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