Matematica e letteratura. Oltre le due culture, un saggio di Stefano Beccastrini e Maria Paola Nannicini
I puristi storceranno un po’ il naso, ma dovranno fare i conti con la realtà: “la matematica può essere considerata alla fine un genere letterario, così come del resto la letteratura può essere considerata, alla fine, una forma di scienza”. L’affermazione che farà capitolare anni e anni di convinzioni e di fratture viene da Stefano Beccastrini e Maria Paola Nannicini, due studiosi che nel saggio Matematica e Letteratura. Oltre le due culture, hanno provato ad analizzare i rapporti che intercorrono tra le due forme più antiche e più profonde del linguaggio dell’uomo.
Il libro, ed. Erickson 2012, prende in esame il rapporto tra queste due forme di espressione ed è già acquistabile sul sito laFeltrinelli.it al prezzo di €16,57.
A sostegno della tesi, i due autori prendono in analisi numerosi casi per dimostrare come nella storia dell’uomo, le due forme espressive, si siano più volte incontrate, dando vita a grandi capolavori: da Archimede a Calvino, da Newton a Russell, da Petrarca a Rodari, dai poeti di corte di Federico II a Enzensberger, da Dante a Borges, da Galilei alla Dickinson.
Il dibattito si apre negli anni Sessanta del Novecento, le due culture si scontrano come titani: cultura umanistica Vs cultura scientifica, due mondi contrapposti. Una simile frattura risultava chiaramente nociva. Infatti, a lungo andare si è rivelato un fenomeno storicamente contingente. Prova ne è il fatto che i matematici scrivono fin dai tempi dell’egizio Ahmes, appunto uno «scriba». Scrivono, solitamente, cose diverse da quelle scritte dai loro «colleghi», ma scrivono anche loro, per conservare memoria dei loro pensieri.
E allora, proviamo a leggere dolcemente i versi algebrici e a calcolare la radice quadrata di un sonetto di Shakespeare e lasciare che ragione e sentimento si infettino, senza scontri, né vittime. Almeno stavolta: war is over.