“Il resto di niente”, un sogno di mancata libertà nel romanzo storico di Enzo Striano
Sono pochi i libri che riescono ad immergerti completamente in un’atmosfera, in un ambito storico preciso e permettere al lettore di riuscire ad essere un componente stesso della narrazione. Enzo Striano nel suo romanzo Il resto di niente (a € 10,00 su lafeltrinelli.it) ci riesce, invece, alla perfezione. Il lettore è parte integrante della famiglia Pimentel Fonseca, partecipa agli eventi, alla sorte spesso trista ed altalenante, che conduce la nobile famiglia portoghese nella propria diaspora lungo l’Italia, fino a giungere nel Regno delle Due Sicilie, un posto completamente diverso dalle rigide costumanze della loro terra d’origine, dove il Re in realtà è un lazzaro vestito con abiti sopraffini, per comportamenti ed indole più vicino al popolo che alla nobiltà.
Striano nel suo romanzo ci conduce per mano in una Napoli bella e colta, affamata e dignitosa, lazzara a tratti felice, che si industria sempre più per divenire una Capitale d’Europa, fra la reggenza della sovrana prolifica Maria Carolina, degna figlia di madre autoritaria, e la leggerezza d’animo del sovrano spagnolo, Ferdinando di Borbone, lazzaro fra i lazzari alla prima occasione possibile.
La protagonista del libro è essenzialmente Eleonora Pimentel Fonseca, che si contende però la scena con la stessa Napoli e la voglia di libertà, di rinnovamento culturale tipica degli ultimi anni del ‘700. È questo, infatti, il periodo in cui dalla Francia arrivano violente e burrascose le notizie e le novità portate dalla rivoluzione, dalla guerra che conduce alla Repubblica, alla libertà, notizie che passano di contrabbando dal porto fino alle case degli intellettuali, non senza disagio e paura di essere scoperti.
Fra invenzioni e realtà storica, Striano nel suo romanzo traccia un quadro ben definito dell’epoca e della protagonista, una donna di cultura, è vero, ma troppo debole caratterialmente per non essere spesso in balia di se stessa e degli uomini che la circondano, un po’ come il Don Abbondio del Manzoni, vaso di terracotta costretto a viaggiare fra grandi vasi di ferro. Nella parte finale del libro, però, Eleonora prende in mano le redini della sua vita, consapevole che il suo contributo di direttrice e unica giornalista per «Il Monitore Napoletano» sarà la sua espiazione e la sua condanna a morte per la libertà, anche se per il popolo tutti i suoi sacrifici saranno solo e soltanto il resto di niente.
Un best seller che racconta la follia di un ideale mancato, troppo poco organizzato per divenire realtà, nell’attesa che arrivi un deus ex machina a compiere e salvificare gli eventi, mentre, intanto, ogni cosa incede e tutto viene messo a tacere.