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Le balene lo sanno. Racconto di viaggio tra i cactus, i cetacei e una cultura messicana piena di sorprese

Le balene lo sannoLe balene lo sanno. Viaggio nella California messicana (ed. Feltrinelli, 6 € su Feltrinelli.it), di Pino Cacucci, è un racconto di viaggio, ma non un viaggio qualunque.

Cacucci, che oltre ad essere uno scrittore è anche traduttore dallo spagnolo e coautore di soggetti e sceneggiature cinematografiche, ha soggiornato a lungo all’estero, soprattutto in Messico. ha scritto già diversi libri sul Paese centroamericano, che ha scoperto e quasi adottato più di trent’anni fa, quando la situazione era molto differente.

In questo libro l’autore ritorna in questa seconda patria, e ci fa scoprire un lembo di terra sconosciuto ai più: la California messicana, la penisola più lunga del mondo, perlopiù desertica, che confina a nord con la più famosa California americana.

La separazione deriva da alcuni eventi storici del passato.  Nel 1848 ci fu un’invasione statunitense del territorio, negli strascichi delle guerre coloniali, che giunse a conquistare e annetterà metà del Messico attuale. Nel piccolo porto di Mulegé, in Baja California, la popolazione e un drappello di soldati riuscirono a respingere i marines.

Questo episodio, che dimostrava che i gringos non erano imbattibili, riuscì a scatenare una serie di ribellioni in tutto il territorio. E’ forse grazie a questa resistenza che la penisola rimase messicana, anche perché gli Americani non provarono più a conquistare quel lembo di terra che non conteneva petrolio e tantomeno era fertile, essendo perlopiù desertica.

Qui non siamo tra le spiagge sabbiose di Malibu, e tantomeno tra gli studi di Hollywood e o a San Francisco. La penisola californiana è scarsamente popolata, ma ha una bellezza particolare, unica nel suo genere. Cacucci, girando in compagnia di Alberto Poli, un musicista trasferitosi da Bologna a Todos Santos, che firma anche alcune belle foto, scopre che sono le balene a fare da protagoniste in questa terra.

Il Messico è stato infatti il primo Paese a costituire delle riserve naturali per questi cetacei. Nella Baja California vi sono tre insenature protette e sono sotto tutela in Messico addirittura dal 1946. Nel viaggio dei due lungo la Carretera Federal I, detta anche Transpeninsular, le balene sono le vere protagoniste, con la voglia di Cacucci di conoscere queste creature meravigliose dotate di varie forme di linguaggio, un sonar naturale, capacità di comunicare a enormi distanze e forte senso musicale, tanto che le megattere compongono melodie complesse, con fraseggi, ritornelli, improvvisazioni, che a volte si diffondono come successi canori tra i vari gruppi della specie.

In queste baie le balene giocano e scherzano con gli esseri umani senza metterli in pericolo, perché pare siano consapevoli che qui essi non sono cattivi, non sono lì per ucciderle ma solo per uno scambio.

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Per questo Cacucci ci ricorda, invece, che gli uomini hanno già estinto varie specie di cetacei, uccidendo interi branchi solamente per avidità e gola. Egli incontra le balene nella cittadina di Guerrero Negro, nome derivante da una baleniera che affondò per eccesso di cupidigia, la Black Warrior. L’autore denuncia la barbarie della caccia alle balene ancora praticata da stati ritenuti civili come Norvegia e Giappone, ma quello non è l’unico problema. L’oceano è ridotto ad una discarica, mentre i cugini statunitensi inquinano nel suo percorso tutto il fiume Colorado, che poi sfocia però in un delta in Messico, portando nuovi rifiuti al mare.

Nel suo viaggio Cacucci ci racconta però molte cose, tra gli incontri del suo cammino, distesi tra la violenta città di frontiera Tijuana a nord e la località turistica anglofona di Cabo San Lucas a sud.

Questa terra, che dall’autore è definita “terra senza mediazioni possibili, che non concede emozioni a metà”, è costituita da falchi e coyote, serpenti a sonagli, deserti in cui piove ogni cinque anni, cactus giganteschi come cisterne, ma anche da pitture rupestri di antiche civiltà indigene. E ancora gli incontri si fanno tra bettole, surfisti tra le onde e chitarre, palme da datteri, vigneti e miniere, ex missioni italiane e sterminate, colorate saline. E nel mare ci si perde tra tesori di pirati, profondi canyon sottomarini e, appunto, la balene grigie, lunghe fino a 15 metri che giocano con i loro neonati, che necessitano duemila litri di latte al giorno. E sbirciano quello che accade a terra.

Lo scrittore ci dona una panoramica cercando testimonianze di chi vive in quei luoghi, ma anche attraverso la lettura di altri libri che ha appresso, da Steinbeck a Trujillo Muñoz, da Moby Dick a un diario di Fellini. Però per Cacucci abbiamo molto  da imparare dalle balene e, perché no, ‘con loro al governo del mondo le cose andrebbero meglio’.

Cacucci cattura subito l’attenzione del lettore, sin dall’inizio del libro, e riesce a coinvolgerlo anche con una scrittura davvero scorrevole, senza essere banale né troppo ricercato, ma godibile al punto giusto. Dal punto di vista del contenuto, ci viene anche proposto che la civiltà ispanoamericana possa essere una valida alternativa al modello culturale anglosassone. E non già come una civiltà corrotta e deteriore, quale abitualmente viene proposta. Questo tra l’altro è confermato proprio in questo periodo di crisi economica mondiale.

Un libro consigliato per gli appassionati di viaggio, che vorrebbero mettersi in cammino in questa terra splendida ma  davvero difficile – non in tutte le sue parti per fortuna.

Autore: Alex Buaiscia

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