Mirtilli a colazione, il romanzo d’esordio di Mitchell Moore Meg
Why can’t we play today? Why can’t we stay that way? Remember a day, Pink Floyd«Un esordio da ricordare per come scava nelle dinamiche che portano adulti mai cresciuti a cercare un solido appoggio nella casa sempre confortevole dei genitori.» Ad affermarlo è il San Francisco Chronicle, un giudizio spassionato e schietto sul romanzo d’esordio di Mitchell Moore Meg. La scrittrice statunitense si presenta al grande pubblico con il libro Mirtilli a colazione, edizione Garzanti, in libreria dal 20 settembre e acquistabile sul sito lafeltrinelli.it al prezzo di €13,94.
Mirtilli a colazione è il primo romanzo dell’autrice che decide di raccontare i rapporti tra genitori e figli attraverso una storia ambientata a Burlington, in Vermont. Mitchell Moore Meg dipinge, con maestria, i ritratti di un’allegra famigliola. Ginny e William, genitori di tre splendidi ragazzi, ormai adulti, pensano di non doversi occupare più di loro. I figli, infatti, ormai grandi sono andati a vivere da soli, lasciando i due genitori liberi di fantasticare sul loro futuro: una vecchiaia all’insegna del relax, del giardinaggio, chiacchiere al sole e tanta pace, meritata.
Ma i programmi, si sa, sono fatti per non essere rispettati, così Ginny e William si ritroveranno molto presto a dover rivedere il loro piano. Un week end, infatti, i figli decidono di rientrare in casa, diventando ospiti a tempo indeterminato.
La prima è Lillian, che rientra in casa perché in fuga da un marito fedifrago. Con lei, la sua bambina di tre anni e il neonato Philip. Poi, è la volta di Stephen e sua moglie che aspetta un bambino ed è costretta all’immobilità immediata. E infine Rachel, la figlia minore, che non può più permettersi le scarpe costose e l’affitto nel pieno centro di Manhattan, perché ha perso il lavoro.
Una lunghissima estate, una difficile sfida per Ginny e William che si ritrovano invasi da macchie di marmellata, pannolini, briciole di pane, giocattoli sparsi per terra, ma soprattutto, ad affrontare i problemi dei figli, molto più complessi, questa volta, di una caduta dalla bicicletta. Perché, in fondo, bisogna sempre ricordare i giorni andati e soprattutto che non si smette mai di essere genitori.