Le Affinità Elettive di Goethe: l’inutile tragicità dell’amore
L’amore è depennato dal permanente, trova asilo nell’oscurità, densa di auto-illusione (o auto-inganno, se volete). Non è possibile magia pensata, follia che regga il peso della ragione. Più ci si proietta nella felicità meno appagamento s’incontra. “L’impeto della gioia e del dolore i suoi propositi stessi distrugge da sé, dove più esulta la gioia più grave è il dolore, mutiamo gioia e duolo per lieve cagione”. Shakespeare ci fa da sponda, esortandoci più a fondo nella nostra recensione de Le Affinità Elettive di Johann Wolfgang von Goethe, edito da Rusconi Libri e disponibile su Bol.it a soli € 6,71.
Oltre la chimica dei sentimenti. Nell’opera del maestro tedesco è ritratta l’insostenibilità del divenire, l’atroce assurdità del cambiamento. E quanto di più volubile esiste dell’amore? Così, in un tragico narcisismo, i protagonisti de Le Affinità Elettive si innamorano della propria stolida serenità, della vile lievità, mendace e lusinghiera, dell’eros. In questo strabismo della passione montano le aspettative e i tentativi di costruire le basi di un castello d’aria surreale.
Perché le affinità tra gli animi consumano più delle lacrime, preludio al fallimento. Disfacimento giammai accettato come condizione umana, piuttosto impasse da superare, senza mai superar se stessi. Ma è ciò che ci affascina, che fa dell’opera di Goethe uno specchio del pensiero. La seduzione di un’amore sublime, sottile, ci accarezza suscitando compiacimento e piacere. Una volta conquistato, il lettore si lascia trasportare dagli eventi come fosse autore delle azioni. Ed è proprio qui, nella pura dimensione intenzionale, che si consuma il distacco dall’atto. Che non sottostà all’egida del paradigma amoroso, che sconquassa, come un salto nel vuoto, il posticcio significato delle cose.
Distacco tra intenzione del gesto e sua realizzazione in cui ritroviamo tutta la tragedia di ogni momento di dolore. Quando la brodaccia di amori sparisce, abbiamo solo la morte per continuare a credervi. Nella morte il distacco sparisce, si riconquista corrispondenza tra essere e volontà. Purtroppo c’assale come un eco il monito dell’altro maestro, il già citato Shakespeare : “Volontà e destino battono vie divergenti, così che ogni nostro piano vien sempre diserto, perché nostro è l’intento ma l’esito no”.
Chi non s’arrende a che l’esito non dipende (solo) da noi, godrà delle anime incendiate di tenerezza de le Affinità elettive. Sappiate, però, che non c’è salvezza. Chi s’abbandona all’amore sceglie una lucente allegria affogata in un manicomio fatto di spasmi lancinanti. Potreste corrodere le sue pagine con le vostre lacrime. Una lettura per crescere.