Intervista a Alessandro Prandini autore del romanzo Tutto Cambia
Intervista a Alessandro Prandini autore per le Edizioni Terra Marique di Tutto Cambia (disponibile su LaFeltrinelli a € 12,45), il primo romanzo con protagonista il commissario Giorgio Scozia.
La personalità, i sentimenti e i pensieri del commissario Scozia rappresentano il cuore di Tutto Cambia. Il romanzo, infatti, sembra quasi la presentazione di un personaggio le cui investigazioni saranno protagoniste di tante altre storie. Si tratta solo di un’impressione? Oppure il testo è stato concepito come l’esordio di una serie di avventure che coinvolgeranno il commissario?
E’ vero. L’impressione è giusta. La mia intenzione, sin dall’inizio, è stata quella di strutturare il romanzo come il primo di una serie. L’idea di dover tratteggiare i caratteri dei personaggi in modo completo, visto che comunque il libro doveva essere ‘autoconsistente’, assieme alla possibilità di lasciare alcuni fili pendenti, mi affascinava e divertiva molto.
Se dovesse spiegare il metodo investigativo e i tratti caratteriali del commissario Scozia con un paragone letterario, quale noto poliziotto userebbe?
Non mi posso che accostare ai personaggi affermati di questo ambito letterario con umiltà. Il mio gusto letterario, parlando del genere poliziesco, è stato influenzato soprattutto dai grandi classici. Quindi, pur non osando spingermi a fare paragoni, l’intento era quello di far convivere l’umanità del commissario Maigret di Simenon con l’arguzia investigativa del Poirot della Christie. Naturalmente questi erano e sono solamente degli spunti da cui attingere per far nascere un personaggio del tutto nuovo.
Il delitto protagonista di Tutto Cambia appare sin dall’inizio atipico. Il lettore è cioè invitato a chiedersi se un suicidio possa davvero essere un atto volontario la cui responsabilità è esclusivamente a carico di chi lo compie?
Sì. Oltre alla trama meramente poliziesca esiste una chiave di lettura del romanzo più profonda in cui ci si chiede, io per primo, quali siano i meccanismi per cui e con cui, un uomo, a volte, prende coscientemente posizione nei confronti di determinati eventi. Questo ‘prendere posizione’ è un fatto che mi affascina molto e su cui, in fondo, sono costruite le motivazioni profonde del romanzo.
Il suicidio/omicidio del romanzo può essere letto come un mezzo per descrivere la posizione morale in cui si trova un uomo che, per mestiere, indaga sulle debolezze e le nefandezze altrui? Perché ha concesso a Scozia il privilegio, ma anche il difficilissimo compito di decidere del destino degli altri personaggi? E’ perché al lettore non è dato scoprire la sua decisione finale? Quest’ultima è davvero così implicita?
A volte non è necessario essere un commissario di polizia per trovarsi a dover affrontare situazioni per cui dobbiamo decidere del destino di qualcun altro. Può succedere a ciascuno di noi. La domanda che viene posta al commissario Scozia nel finale del libro è, in questo senso, una di quelle difficili da affrontare. Ma lui darà la sua risposta. La sua.
Il commissario non è solo a condividere le indagini: lavora, infatti, con una giovane investigatrice. Come mai ha scelto di costruire una coppia investigativa? Quali qualità mancano all’una che invece possiede l’altro e viceversa?
Quello della coppia di investigatori è uno schema ben collaudato nella letteratura poliziesca. Di solito lo schema prevede un protagonista supportato da una spalla (Holmes e Watson, Poirot e il capitano Hastings, ecc). Nel mio caso ho voluto costruire una coppia di personaggi la cui importanza fosse paritetica. Quello che ne fa una squadra vincente è il mix di personalità: riflessivo, intuitivo, ma anche fuori dagli schemi lui, professionale, pragmatica lei. Una coppia vincente sul lavoro che potrebbe esserlo anche nella vita privata, chissà…