Vertigo, il primo thriller che arriva dal mondo arabo
Si chiama Vertigo (su Lafeltrinelli.it a 15,30 euro)il nuovo thriller che viene dall’Egitto, anzi, il primo libro del suo genere che arriva sul mercato del mondo arabo, tant’è che l’autore, Ahmed Mourad, per pubblicarlo, ha dovuto affidarsi ad una casa editrice egiziana “sperimentale”, che ben ha accolto il taglio cinematografico dell’opera e la novità editoriale che, sebbene sconosciuta, per tema e andamento febbrile è risultata troppo intrigante ad Mohamed Hashem, il proprietario della casa editrice Merit al Cairo Publishing, per tirarsi indietro e dire di no. E a buona ragione.
Infatti, Vertigo ha subito registrato un successo incredibile, tanto da essere pubblicato in poco tempo anche in lingua inglese, accentrando su di sé l’attenzione dei media e divenendo repentinamente anche un progetto per una serie tv diretta da Osman Abou Laban.
Nell’italico paese, invece, Vertigo è stato appena posato sugli scaffali delle librerie grazie a Marsilio Editori, che lo scorso 4 luglio ha lanciato il thriller sul mercato nostrano.
La trama
Strizzando un po’ l’occhio nel titolo all’omonimo film Vertigo del maestro Hitchcock, questo thriller viene ambientato in epoca attuale, in Egitto, scattando un’istantanea di una società corrotta e centralizzata che lascia poco o, peggio, nessuno spazio alla verità e sopratutto alla libertà.
La storia parte dal Vertigo, un locale notturno alla moda dove ogni sera si riuniscono i pezzi grossi del Cairo, la gente che conta insomma. Una sera al locale vi è anche Ahmad Kamal, fotografo di professione, che si trova ad assistere silenzioso all’omicidio di due corrotti uomini d’affari locali, noti ai più per le loro fitta rete di trame che li unisce ai grandi del potere. Ahmad, da professionista qual è, immortala la scena con la sua fotocamera e si rivolge, poi, al quotidiano Freedom per pubblicare le proprie foto e denunciare il colpevole. Ma il giornale metropolitano di libertà ha solo il nome, in quanto, come la stragrande maggioranza dei media, è controllato dal governo centrale.
Ahmad viene così risucchiato in un ingranaggio subdolo, più grande di lui, in un contesto che lo porterà a toccare con mano la corruzione e l’indolenza silente che spinge l’Egitto a restare immobile, ancorato alle proprie ataviche piaghe e senza alcuna possibilità di riscatto. Al fotografo, quindi, non resterà che peregrinare da un capo all’altro del Cairo, nascondendosi fra i locali e il popolo della notte costellato di tassisti, baristi e danzatrici del ventre.
L’autore
Ahmed Mourad è molto più di un semplice scrittore esordiente che ha partorito nella sua mente Vertigo. Infatti, questi è stato fotografo ufficiale di regime, di Hosni Mubarak per essere precisi, negli ultimi anni e, ancora oggi, mantiene il suo lavoro in attesa che le nuove elezioni presidenziali del 2013 portino un nuovo capo di governo.
Una sorta di dissidente silenzioso Mourad, che in Vertigo ha lasciato la traccia della propria rabbia e del proprio sconforto nei riguardi di un regime politico assurdo, dominante, corrotto e insaziabile, che ha ridotto in trent’anni (e forse più, se si guarda al passato) gli Egiziani al collasso, a mero paese del Terzo Mondo, ben lontano dai fasti che millenni fa hanno contraddistinto il luminoso Egitto dei faraoni.
Così Vertigo prende forma di notte, quando Mourad non è più il fotografo di Mubarak, ma un semplice ragazzo che non si ritrova con ciò che lo circonda, che vorrebbe fare qualcosa per il suo paese oltre che campare di discussioni rivoluzionarie al bar con gli amici, ma che l’esigenza di mantenere il proprio lavoro lo spinge a restare in silenzio, e a versare fiumi di inchiostro in un parallelismo di carta, su di un proprio alter ego che, se scovato, avrebbe potuto metterlo nei guai agli occhi dei potenti. Ma Vertigo è stato concepito per rimanere su carta, una reazione volontaria al proprio dissenso sociale e soprattutto politico, unica via di scampo, probabilmente, per non impazzire fra un flash ed un altro.
Eppure Vertigo vede il giorno della sua prima pubblicazione. Spinto dalla moglie Sherine, Mourad si arma di coraggio e pubblica la sua opera, quella che lui stesso definirà in un’intervista alla CNN come “la descrizione del ventre squallido dell’Egitto di Mubarak”. Un libro che avrebbe potuto mettere l’autore in serio pericolo se solo il regime l’avesse letto: troppi parallelismi con la sua vita di fotografo ufficiale del presidente legati a doppio nodo con quella del protagonista; troppa rabbia in quelle pagine di un Egitto che lentamente vede i suoi capi affondare nelle sabbie mobili della corruzione. Eppure il regime il suo libro non l’ha mai letto.
«Ero con Mubarak al mattino e a scrivere contro di lui la sera – ha spiegato alla CNN Mourad -. Non mi sarei mai perdonato se non avessi scritto quello che pensavo, se non avessi aderito alla rivoluzione. Se ciò è accaduto in me – conclude – è stata volontà divina».
Un thriller Vertigo che lascia la curiosità a chi non l’ha ancora letto di conoscere risvolti segreti quanto plateali di un paese che, come tanti, cede al dio danaro, all’assoggettamento del popolo anziché alla democrazia.
Sulla successiva Primavera Araba, invece, Mourad non si sbottona più di tanto. «Forse fra cinque o dieci anni, quando si sarà tutto sistemato, parlerò di Mubarak e della rivoluzione. Nessuno ha in sé solo male o solo bene, sono entrambi facce della stessa medaglia. Ma il regime è ancora dentro di noi – conclude – e non è facile parlare quando sei ancora pienamente intriso di questa condizione».