Variazioni Cromatiche. Storie a colori di Sasha Perugini
Dicono che i racconti non vanno. Penso a Carver, alla Munro alla Lessing o, nel passato, ad Allan Poe e Hemingway . Forse sono i racconti di autori italiani, Calvino a parte, che non vanno. Chissà? Saremo stati traumatizzati dal Decameron? E poi ci sono i casi letterari come la Nothomb (i cui componimenti rientrano nella categoria fiction si, ma di fatto, non sono certo romanzi) o persino fumettiste tipo Julia Wertz. Nuovi stili che si adeguano a tempi brevi, quelli da tragitti in metro e sedute sul water per intendersi. Insomma, ‘sta storia che… “ah… sono racconti…. mh, ma i racconti non vanno…” a me non torna.
Detto questo certo, con un racconto breve è molto più difficile toccare apici e cuori, l’epica deve essere ristretta e allora tutto quello che è dado pieno di glutammato nuoce ai matrimoni ed alla salute. E non per niente di Carver e di Munro ce ne sono pochi.
I racconti della Perugini, sono minimalisti, più foto che racconti. Ogni storia prende spunto da un colore che, per un motivo o per un altro è rilevante nella vita del protagonista. L’autrice indaga così attraverso il colore, il tema della ricerca di sé e della comunicazione. Il primo racconto è “Luce” che funge da incipit e presenta, seppure velatamente, gli interrogativi che verranno svolti nelle pagine successive, partendo dalla riflessione che il colore che percepiamo non trova mai la sua piena identità nel significante che lo indica. Un po’ come capita con le percezioni più intime, che non sono facilmente comunicabili né definibili: rimane sempre uno spazio mentale in cui il sé non si trova. Dopo “Luce” i racconti si susseguono in ordine cromatico fino a “Nero”. Di ogni colore/titolo viene indicato anche il codice html, un insieme di lettere e numeri il cui significato viene chiarito, al lettore che non sia pratico di pantoni elettronici, nel racconto “Bordeaux”.
Fabio Norcini, giornalista fiorentino, ne ha parlato così: “Questa raccolta di racconti a colori ha per protagonista quella che si potrebbe definire una semiologia dell’emozione cromatica, declinata in tutte le sue componenti. Anche patologiche: esistono anche i daltonici affettivi. Ma a rendere conto, quasi cartina di tornasole, del trascolorare e trasecolare delle varie tonalità è la temperatura: una scala Kelvin termosensibile, quasi foto dal satellite della mente.
La Perugini, naturalmente, sta dalla parte del Goethe della “Teoria dei colori” e attribuisce valore alle risonanze sentimentali, simboliche e psicologiche contro ogni meccanicismo ottico newtoniano. Lo fa grazie ad un’efficace cornice, umbratile come la scrittura, che inizia dalla luce per percorrere tutto lo spettro cromatico, dal bianco per finire con il nero.”
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