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Le domande inutili | Marzia Santella

Le domande inutili | Marzia Santella«Non mi curavo di ciò che mi circondava, ero apatico, indifferente. Il tempo divenne per la mia mente una variabile insignificante. Ero giunto lì vittima dei bombardamenti che, ogni notte, mi annientavano. Non erano ordigni reali, ma scariche di incombenze, di pagamenti, di appuntamenti, di resoconti e di mancate, o bacate, relazioni umane che si riproponevano senza fine, appena appoggiavo la testa sul cuscino. Come insetti fastidiosi mi impedivano di dormire, mi contaminavano la mente, traducevano i miei sogni in incubi che mi angosciavano le ore di luce. A poco a poco avevo consumato tutta l’energia residua e mi ritrovai, solo, in quel limbo scuro e gelido come un giocattolo dimenticato»: è l’intenso racconto intitolato “Perdersi”, contenuto nella raccolta di diciotto racconti e diciotto poesie “Le domande inutili” di Marzia Santella.

L’autrice presenta un’opera emozionante e ricca di spunti di riflessione in cui, nella parte del testo dedicata ai racconti, attinge a diversi generi letterari per offrire al lettore un’esperienza completa: si possono infatti trovare storie sentimentali e drammatiche, oscure e tendenti al thriller psicologico, commuoventi e ironiche, fino a spingersi nel territorio, finora per lei inesplorato, della favola. È spesso l’amore il tema privilegiato dei racconti e delle liriche; nelle storie questo sentimento è dolceamaro, e può avere delle conseguenze tragiche, a volte letali, mentre nelle poesie si sottolinea principalmente la parte gioiosa e positiva dell’amore.

Tra i diciotto racconti, ve ne sono diversi che attirano magneticamente l’attenzione del lettore; ad esempio, ne “L’amore viene e va” si narra una storia amara, che colpisce nel profondo. «C’era una volta una donna di particolare temperamento di nome Zelia. Sposatasi in tenera età, con il giovane di nome Impavido, da cui, forse, avrebbe dovuto guardarsi meglio, divenne ben presto tassista di un bebè».

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È una vicenda triste, che narra di una lontananza emotiva e fisica, e con un finale che non lascia molta speranza ma, sorprendendo non poco il lettore, Marzia Santella propone poi un epilogo alternativo, forzando il lieto fine. Una sorta di consolazione; ci si domanda però: non è troppo irreale? E non è meglio accettare la realtà piuttosto che sfuggirle vivendo nell’illusione? Questo tipo di riflessioni sono molto frequenti quando si leggono i racconti dell’autrice, che ci spingono quindi a guardarci dentro e a pensare alla nostra vita; nella parte dedicata ai componimenti poetici, invece, troviamo piacevoli momenti di distensione, e veniamo intrattenuti da liriche ironiche, e anche da dissacranti filastrocche.

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Autore: Redazione Leggere Libri

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