Intervista a Chiara Maria Bergamaschi, autrice di “Lo sguardo oltre” Intervista a Chiara Maria Bergamaschi, autrice di “Lo sguardo oltre”

Intervista a Chiara Maria Bergamaschi, autrice di “Lo sguardo oltre”

Intervista a Chiara Maria Bergamaschi, autrice di “Lo sguardo oltre”

Le donne al centro del suo libro rappresentano una versione nostrana, ma ugualmente frivola e scostante, delle protagoniste di varie serie tv, da Sex and the City a Desperate Housewives: abiti griffati, denaro, instabilità famigliare, liaison, autoassoluzione dei peccati, ma soprattutto tanta scontentezza e infelicità. La scelta è dovuta alla sua volontà di porre la lente su una parte meno discussa dell’universo femminile d’oggi?

Mi piaceva provare a raccontare un po’ l’universo femminile, che è più complesso di quanto non si possa immaginare, per questo non ho pensato solo alla frivolezza ed ho affrontato i sentimenti nelle varie occasioni di vita. Come, ad esempio, nell’amicizia che tra le protagoniste può arrivare anche ad uno scontro duro, diretto ma sempre con l’istintività e la veridicità di un sentimento genuino.

Inserendo nel contesto un protagonista maschile mi ha dato la possibilità di raccontare come siano vicini i due mondi poiché la sofferenza nelle avversità è la stessa, la voglia di riscatto e riprendersi, pure, è la stessa: quindi penso che, molto spesso, siamo noi a creare separazioni e contrasti che, magari, sarebbero minimi o inesistenti.

 

Uno dei temi trattati ne Lo sguardo oltre è quello dell’amore saffico in età matura, che riguarda due delle protagoniste della storia. Un rapporto che però, nonostante l’esperienza data dall’età, rimane ugualmente difficile da condurre; un sentimento non facile da accettare e quindi di vivere pubblicamente…

L’amore gay è tutt’oggi un problema per la società che ancora definisce e addita chiunque sia diverso dalla massa. Il dolore di rinchiudersi e nascondersi non è affatto finito, le persone ancora non accettano quella che viene definita “una diversità” costringendo chi è gay a subire persino dei maltrattamenti in caso di outing.

Ho cercato di raccontare quali possano essere i sentimenti di chi scopre che il proprio orientamento sessuale è differente da ciò che aveva creduto per tutta una vita; ho voluto anche raccontare le diverse reazioni dei familiari ad una rivelazione simile poiché temo sia sempre difficile comprendere l’umanità dolente dietro certe situazioni.

Poi ho inserito anche un episodio di bullismo in un bar contro un uomo gay: purtroppo ancora molto spesso le persone vengono pubblicamente schernite a causa dell’orientamento sessuale e credo che le discriminazioni vadano sempre e comunque condannate. Sarebbe molto bello, seppure in molte situazioni ancora utopia, poter accettare liberamente chiunque faccia una scelta di vita diversa conservando la dignità nei rapporti.

L’incomunicabilità nei rapporti è tratto caratteristico delle relazioni vacillanti descritte nel libro. Crede che ciò sia all’origine dei mali di coppia del nostro tempo?

Più che l’incomunicabilità, che spesso accompagna troppe relazioni, temo che il vero problema sia legato a ciò che si tenta di omettere o nascondere. Molto spesso basterebbe aprirsi, anche quando si trattano argomenti complicati o distanti da noi credo che la volontà di affrontarli sia già un ottimo modo per permettere ad un rapporto di evolversi.

Nel libro parlo di una relazione in crisi, per diversi motivi, che poi sfocia nella separazione; un’altra relazione invece è stabilissima ed è fondata sulla condivisione più completa; alcune relazioni sono all’inizio ma in tutte ho cercato di descrivere la voglia di comunicare e condividere, anche le cose negative o dolorose, per poter entrare nella migliore sintonia.

Nella realtà, purtroppo, vedo spessissimo poca volontà di comunicare all’interno della coppia: forse perché siamo sempre di corsa con i mille impegni di vita, forse perché passa, ahimè troppo di frequente, l’idea che uomini e donne sono mondi distanti e privi di comunicabilità. Nonostante le difficoltà credo che aprirsi, sia sempre il modo migliore per cambiare e poterlo fare insieme all’interno della coppia. Barricarsi dietro frasi fatte e luoghi comuni non aiuta nessuno ad essere felice e col tempo può divenire logorante per il rapporto.

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Nel suo romanzo si parla di ricominciare, azzerare il contachilometri della propria parabola esistenziale e ripartire da zero. Forse assai più onesto e necessario sarebbe cominciare, ché è quello lo scopo, forse non perfettamente conosciuto a noi stessi, di tutti, dopo un periodo negativo. Acquisire la consapevolezza di sé, del percorso compiuto finora e cominciare. Tra le figure dell’opera chi pensa, lei autrice, si possa avvicinare di più a una identità più ragionevole e saggia?

Credo nei nuovi inizi anche dopo uno stop dovuto ad un trauma si dovrebbe cercare sempre di trovare la forza di ricominciare. La coppia che si separa, le nuove coppie in formazione, la coppia stabile: tutti hanno quale denominatore comune la voglia riprendersi e migliorare un aspetto della propria vita.

Ciascuno dei sette personaggi ha una sua storia e validità; perfino a Bianca (che io considero il personaggio più distante da me) ha provato, in extremis, il dubbio sul proprio operato e quindi le ho dato la possibilità di scegliere e cambiare.

Ovviamente abbiamo tutti necessità di acquisire consapevolezza di noi stessi: senza conoscerci non sapremmo come dirigere la nostra vita. Esistono più figure, nella storia, che considero piuttosto ragionevoli: Giorgia donna felicemente sposata che sostiene totalmente il marito in qualsiasi genere di situazione; Luciana che si è fatta forza ed ha lottato contro il dolore per riuscire a sopravvivere ad un lutto; Antonello che pur non capacitandosi degli accadimenti cerca comunque, con grande forza di volontà, il modo per ricostruirsi una vita. I protagonisti sono tutti persone forti che, nonostante il dolore, lottano per riprendersi.

 

Il finale de Lo sguardo oltre ci lascia intendere quanto sia stupido perdere tempo – l’unico tempo a nostra disposizione – in egoismi, isterie, litigi e che, comprendendo e volendo, si può sempre tornare indietro e rimediare agli errori commessi. È un messaggio che i suoi lettori hanno percepito?

Si, debbo dire con soddisfazione che il mio messaggio sta passando. Mi scrivono e mi raccontano che hanno gradito il finale che, con la sua sorpresa, dona ad ogni personaggio la possibilità di scegliere il modo migliore per essere felice. Mi scrivono riflessioni molto carine e di come abbiano trovato situazioni simili nelle loro vite e quanto siano felici di valutare certi accadimenti con un’ottica differente in seguito alla lettura del racconto. Trovo meraviglioso poter interagire con tante persone e conoscere i sentimenti che hanno provato dopo aver letto il libro.

Abbiamo una vita sola e sarebbe arrivato il momento di comprendere che ciascuno dovrebbe fare del proprio meglio per viverla nel modo più sereno possibile.

Amare ed essere amati credo che sia e sarà sempre ciò a cui tutti si anela: perché dovremmo perdere tempo in sciocchezze? Smettere di essere rancorosi, smettere di crearsi aspettative, smettere di vivere nella ricerca di approvazione altrui è il miglior modo per non perdere tempo vitale.

Con questo mio racconto ho voluto lasciare un messaggio semplice: nonostante tutte le differenze che ci definiscono quali individui unici, rimane il fatto che amare sinceramente e liberamente è il solo modo per vivere al meglio.

Autore: Redazione Leggere Libri

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