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Intervista a Nikita Placco, autore de “Il giorno di cui non si parla “

Nikita

Nikita Placco è nato nel maggio 1968, vive e lavora a Roma come avvocato penalista da 25 anni. Il giorno di cui non si parla è il suo primo romanzo.

Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.

Protagonista è uno scrittore di successo e uomo brillante, cui però manca qualcosa nel profondo. Un incontro con la donna della sua vita, incinta di un altro, lo spingerà alla scoperta del grande segreto alla base della sua esistenza: il rimosso che ha condizionato il suo percorso molto più della narrazione ricevuta. Conosciuto quel non detto, la sua traiettoria sarà finalmente libera.

Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?

Ho sempre amato le parole, i racconti, le storie. Leggere è sempre stata una mia grande passione e, con essa, fin da giovane ho avvertito la spinta a scrivere. Scrivo tanto, è il mio modo di mettere giù pensieri, emozioni, congetture su possibili vite/ modi alternativi. Quando avverto la necessità, diventa narrazione vera e propria.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.

Dopo una gestazione molto lunga e un altrettanto lungo periodo di posa, ho impiegato pochi mesi per finirlo e limarlo. Scrivo in tutte le situazioni possibili e questo lo devo proprio al giorno di cui non si parla. All’inizio avevo bisogno di silenzio e concentrazione mano mano la reazione narrativa è diventata un fiume in piena che si svolge in ogni condizione astraendomi da tutto.

Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.

Senza che suoni blasfemo, ho sempre avuto come modello Dostoevskij, per il suo sguardo pieno di compassione e per la sua straordinaria capacità di far emergere la profonda umanità di tutti i personaggi.

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Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?

Da appassionato, cito molti brani di musica classica nel romanzo. Ecco, quelli sarebbero la colonna sonora ideale.

Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.

Il romanzo è la storia di tutti noi, di quelle 24h che hanno cambiato per sempre il nostro destino: porta il lettore sul confine tra ciò che avremmo potuto essere e ciò che siamo diventati, costringendolo a scegliere chi essere e da che parte stare.

Autore: redazione

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