Intervista a Lodovica Palazzoli, autrice de “La stella bambina”
Lodovica Palazzoli è nata nel 1990 a Roma, dove vive.
Laureata in giurisprudenza, è giornalista professionista. Attualmente collabora con Mediaset, nel programma Stasera Italia. Da dieci anni lavora anche con l’Aeronautica militare nel settore della comunicazione. La Stella bambina è il suo terzo romanzo, dopo Metamorfosi e Come gli alberi che non muoiono mai.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
È un romanzo molto particolare. Una ragazza e una bambina si incontrano su una spiaggia di notte. L’intera storia si svolge nell’arco di questa notte, in cui le protagoniste fanno incontri e affrontano esperienze surreali. La spiaggia in realtà è un luogo simbolico, rappresenta un limbo nel quale entrambe finiscono, perché affrontano una fase di cambiamento nella propria vita.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Ho sempre amato scrivere. Lo faccio perché mi aiuta a focalizzare le emozioni, i pensieri: metterli nero su bianco mi aiuta a comprenderli e a sentirli sempre vivi. Quello che ho appena concluso è il mio terzo romanzo, ma ho deciso di fare della scrittura anche il mio lavoro, diventando giornalista. Raccontare, condividere fa parte di me, del mio DNA. È per me un modo di vivere tante vite.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Il libro è nato in due mesi. Di notte è ambientato e di notte è nato, nei ritagli di tempo. Ho deciso di provare a descrivere la fase di stallo, di confusione che capita a tutti di incontrare almeno una volta. Dal buio però si riesce a trovare di nuovo la luce. Questo è il messaggio di speranza che ho voluto trasmettere al lettore. Quando ho scritto l’ultima parola, forse non a caso, era l’alba.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Il mio libro preferito è Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach. Trovo che il suo stile sia semplice e profondo, come la letterature deve essere: chiara e incisiva. Mi piace l’idea di poter aiutare le persone ad affrontare i momenti complessi della vita, di accompagnarli e farli sentire compresi, sorretti. Un buon libro è, in fondo, un compagno di vita.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Ludovico Einaudi, sicuramente. La sua Nuvole bianche è meravigliosa. Delicata a tratti, cadenzata e decisa in altri. Come la vita, fatta di alti e bassi che però creano una melodia continua e a suo modo perfetta.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Se vi siete sentiti persi, se siete stati ad aspettare aiuto e risposte almeno una volta nella vita, leggete questo libro perché vi aiuterà a capire che la vostra risorsa e la vostra forza più grande è già dentro di voi. Il resto è solo contorno.