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Intervista a Paolo Pajer, autore de “Per altre vite”

Per altre vite

Paolo Pajer, classe 1969, vive in provincia di Siena e lavora come assistente sociale; è professore a contratto di “Organizzazione dei servizi sociali” all’Università di Siena. Cresciuto in Trentino, non può fare a meno di tornare ogni tanto sulle sue montagne, per riassaporare orizzonti e silenzio con occhi, orecchie e cuore. In questa intervista ci parla del suo Per altre vite

Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.

Si tratta di una storia che tocca vari temi: dall’amore alla solitudine, dalla nascita alla morte. Il protagonista è un assistente sociale che incontra varie vicende, e che attraverso di esse sperimenta situazioni che lo porteranno a ritrovare frammenti dimenticati di se stesso. Un romanzo introspettivo ma anche emozionante, una lettura scorrevole ma non banale, profonda ma che non impantana la mente.

Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?

Ho sempre amato scrivere. Da piccolo avrei voluto fare il giornalista, mi ero anche iscritto a Lettere, nel lontano 1989. Poi la vita è cambiata, sono cambiate le priorità, le prospettive e le possibilità. Mi è sempre rimasta addosso, però, l’urgenza di raccontare, di lasciare una traccia delle emozioni e delle storie che incontravo. Scrivere è potentissimo: vince la morte, l’oblìo e il tempo.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.

Ci sono voluti quattro anni. Ho iniziato con un’idea abbozzata, che ho poi sviluppato pian piano. Ricordo le sensazioni provate alla nascita di ogni personaggio, che si presentava alla mia mente e si voleva far raccontare. Ho voluto lasciare impresse storie romanzate ma che esistono, che hanno avuto una loro vita propria. Nel libro si respira un’atmosfera intima, ironica e nostalgica.

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Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.

Ho una predilezione per Garcia Marquez, ma non oso nemmeno avvicinarmi al grande maestro. La sua capacità di giocare con il tempo della narrazione e con la potenza evocativa delle parole è davvero meravigliosa. Non posso non averne tratto spunto, anche se il mio risultato è solo l’ombra di quella grandezza. Come per “Cent’anni di solitudine”, anche il mio libro si realizza nell’ultima pagina.

Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?

Sicuramente una musica crescente, magnetica e potente: “Wish you were here” dei Pink Floyd.

Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.

Cerchiamo, nei libri, frammenti di noi stessi. “Per altre vite” offre la possibilità di scoprire da dove si deve passare per dare un senso alla nostra solitudine, al nostro ostinato tentativo di esistere.

Autore: redazione

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