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Intervista a Mario Grasso, autore de “Il chirurgo che amava le orecchiette”

Il chirurgo

Laureato in Scienze Sociali, Mario Grasso è giornalista pubblicista, con un passato da manager aziendale e saggista, e un presente da scrittore di narrativa. Ha pubblicato 11 romanzi. Da saggista, ha pubblicato una quindicina di testi di cultura manageriale. Per la Franco Angeli ha diretto la collana Skill. Ha diretto il mensile Web Economy e un settimanale on line. Ha vinto numerosi premi. In questa intervista ci parla del suo Il chirurgo che amava le orecchiette.

Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.

Angelo ha poco più di vent’anni quando viene falciato da un’auto di grossa cilindrata. Nel suo portafogli c’è una tessera che lo qualifica come donatore consapevole. Dei suoi organi beneficiano due giovani, Marco e Alice. Quest’ultima diventa protagonista di un trapianto mai tentato in precedenza. L’intervento è effettuato da un chirurgo dall’aria dimessa che imprime una svolta alla chirurgia.

Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?

Scrivere è per me una passione ma anche una necessità perché mi aiuta a non rimanere ingabbiato in me stesso, nelle mie convinzioni, nelle mie certezze, nelle mie ipocondrie. Devo l’amore per la scrittura a una mia insegnante di Lettere che mi offrì di occuparmi, con lei, del giornalino di classe. Un’esperienza faticosa e gratificante che mi aiutò a crescere, facendomi sentire “qualcuno” a 13 anni.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.

I miei sono “romanzi di formazione” perché la storia narrata ha sempre come sfondo un tema di rilevanza sociale. Questo comporta una preliminare attività di ricerca e auto-formazione che richiede tempo e lavoro. Impegno che, tuttavia, viene gratificato dal consenso che ricevo dai lettori e dai riconoscimenti ottenuti nei concorsi letterari cui partecipo.

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Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.

Non si può avere uno stile proprio avendo un autore-guida. Certo, le buone letture mi ispirano, ma ancor più la vita che mi circonda. Un punto di riferimento è per me Tiziano Terzani, un giornalista-filosofo che ci ha lasciati nel 2004. È un riferimento perché il protagonista di molti miei romanzi è un giornalista investigativo che mette il naso in Africa e in Medio Oriente, oltre che in Puglia.

Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?

Non lo farei mai perché rischierei di indicare brani non conosciuti dal lettore obbligandolo a un doppio sforzo per non perdere il filo della storia e della musica. Sono certo che il lettore sia in grado di gestire le proprie scelte musicali.

Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.

La lotta fra il bene e il male e la speranza sono due cardini dei miei romanzi. Se vi intriga questa mia scelta narrativa i miei romanzi certamente non vi deluderanno.

Autore: redazione

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