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Napoli mon amour | Alessio Forgione

Dicono che i napoletani parlino al passato remoto, ma è un’idea sbagliata” le dissi. “Secondo me è più che vedono il futuro, il presente e il passato come un’unica striscia dritta, come se esistessero tutti nello stesso istante e quindi sapessero che niente potrà mai davvero cambiare”.

Scelgono il passato remoto solo per avere qualcosa su cui appoggiarsi. Per farsi forza”.

Che fai, leggi un libro su Napoli? Ormai vivi a Milano, dovresti leggere della tua nuova città…”, così mi ha detto un amico, credeva avessi comprato questo libro per campanilismo.
E invece l’ho comprato, e divorato, per invidia e stima: avrei voluto scrivere io della città che si odia e si ama; avrei voluto intervistarti Alessio Forgione, ma forse non ce n’è bisogno, perché la storia di Amoresano la conosco purtroppo fin troppo bene.

Io sono stata fortunata, ma è la storia di Valeria, di Chiara, di Salvio, di Enzo, di una lista infinita di amici che hanno dovuto ridimensionare le proprie aspettative, ed anche i sogni, perché la realtà bussava alla loro porta con un’urgenza che non concedeva tempo né spazio. 

Chi nasce a Napoli parte svantaggiato, ma con una marcia in più. E non è campanilismo: l’arte di arrangiarsi ce l’abbiamo cucita nel DNA, ci svegliamo prima di chi non si deve sbattere per far accadere le cose, perché “i mezzi” non sono affidabili, e la vita non è un treno che ti puoi permettere di aspettare:  ti devi rimboccare le maniche e correre più forte.

Sarà per questo però che poi gioiamo di più quando le cose belle accadono, quando il Napoli segna e il lunedì è ancora festa…e i nostri occhi sono sempre velati da quella malinconia mista all’alleria che cantava Pino Daniele

Il romanzo d’esordio di questo ragazzo, a tratti molto autobiografico,  è nei vicoli di piazza del Gesù, mentre i ricchi vivono in via Palizzi, e nelle immersioni dalla spiaggia libera alla Gaiola, mentre l’estate comoda è a Capri.

Amoresano, che è un cognome e non uno slogan, è un giovane con due lauree e un’esperienza in mare che a nulla valgono perché a quasi trent’anni è ancora alla ricerca di un “posto”… e si vede sbattere porte in faccia da un mondo del lavoro che tutto offre, tranne che un Lavoro.  

Un concorso che viene rimandato di mese in mese, il solito call center che offre duecento euro ma solo se strappi un tot di contratti ad un numero imprecisato di clienti a cui neanche saprai spiegare cosa dovranno firmare…

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ti piace lavorare in team? Vuoi crescere?” “si, ma che devo fare?”… una risposta che lo delude, come la vita che scorre tra una birra e l’altra… 
Un colloquio in Inghilterra, l’illusione che dura il tempo di un “bravo, ma abbiamo preferito un altro”.

E lui intanto, che legge, e scrive… e guarda il suo Napoli arrancare e meravigliare, una squadra di calcio, o tutta la sua vita?

Una famiglia nell’ombra di una quotidianità fatta di “ma il concorso quando esce? Per il tuo onomastico ti abbiamo regalato cinquanta euro ciascuno…che ci farai?”…. un piatto a tavola sempre pronto, che è lo stesso protagonista a prepararsi tutti i giorni, chè i suoi un lavoro almeno ce l’hanno … l’imbarazzo e la vergogna di vivere da mantenuto… non dichiarati, ma pacatamente presenti dietro quei fornelli.

Il ricordo dolce di una nonna, un balcone da cui si affacciava alla vita, la stessa da cui oggi non può più nascondersi, oggi, che non è più un gioco.

Un amico, Russo, che costruisce modellini, che beve vodka, che è più bravo con le “femmine”… che…

E una conta inesorabile, di soldi spesi, ogni giorno, per ogni birra offerta, per ogni boccata d’aria presa, quasi a scandire il countdown di un qualcosa che non tornerà più.

Anche quando finalmente arriva “lei”, Nina, che con la sua bellezza e la sua leggerezza gli dà la speranza che qualcosa giri per il verso giusto. Nuova linfa, nuova energia, nuova speranza per un futuro insieme.

Nina, e la voglia di far tutto insieme, Nina, e i film, le passeggiate, l’Amore, il sesso, le immagini di una vita in due, non più da solo, ma in due.

E allora scrive, riordina i suoi racconti e trova il coraggio di portarli in visione al cospetto del suo autore preferito, Raffaele La Capria“Lo conosci di persona quindi? No. Ma so dove abita”. L’autore di “Ferito a morte”, che prima di lui ha raccontato con voce inconfondibile la sua Napoli,  lo accoglierà nella sua casa, si complimenterà con lui: “lei possiede uno stile, ma soprattutto una voce!”.. e sarà il giorno più bello della sua vita.

E poi forse tutto cambierà ancora, o niente cambierà …

Era meglio un mondo così, che rischiava di esplodere e finire in ogni istante, che un mondo come il mio, dove non accadeva nulla”.

Una storia verità, che insegna a non annegare…

 

Autore: Roberta Liberto

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