Intervista a Lidia Masci, autrice de “Le ali di Alì”
Nata a Brescia, ha insegnato amando profondamente il suo lavoro. Instancabile viaggiatrice, ha esplorato il mondo alla ricerca dell’essenza delle cose e della loro magica diversità. In questa intervista Lidia Masci ci parla del suo Le ali di Alì.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Alì vola verso un mondo nuovo per riprendersi i sogni. Il viaggio è lungo, pieno di insidie, di dolore e di fughe che lo porteranno a vivere come un animale braccato in una terra ostile che lo rende schiavo fino a fargli perdere il senso della propria umanità. Letteratura contemporanea.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Mi manca un pezzo di oceano pacifico e poi ho fatto il giro del mondo. Nei momenti di pausa, quando il lavoro me lo permetteva, ho iniziato a scrivere così, per caso. Scrivere è stato come viaggiare attraverso la vita dei personaggi che il mio cuore d’inchiostro ha creato. Le ali di Alì è il mio terzo romanzo!
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Tre mesi…Ho sempre scritto di sera quando la noia dei soliti talk show politici saliva come un’onda di piena e il silenzio si insediava fra le pareti della mia casa.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Non stupitevi: Alessandro Manzoni e Garcia Màrquez. Il primo per la descrizione dei personaggi, il secondo per la capacità di unire e creare mondi fantastici e reali.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Le vent, le cri di Ennio Morricone alternato con tamburi africani per malinconia e sentimenti violenti.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Se l’umanità fosse un albero, i piedi sarebbero radici comuni affossate nello stesso terreno e le mani, milioni di mani, aggrappate al cielo profondo, asseconderebbero la diversa armonia delle sfere celesti.Questa è la mia utopia. Leggete la storia di Alì.