Intervista ad Anna Macrì, autrice de “Malamore, quando il male marchia il ventre delle donne”
Anna Macrì è attrice e autrice calabrese. In nomination al David di Donatello per il cortometraggio “Onora la Madre”, che ha vinto poi il Best Short 2018 di Matera, è nel cast di “Nessuno come noi” , film di Volfango De Biasi. Per il teatro scrive “Cria da Marè”, su Marielle Franco. Attivista nel sociale, Malamore è il primo libro. Si divide tra impegni teatrali e scrittura del secondo libro.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Malamore nasce dopo una ricerca etnografica di tre anni, condotta in Calabria, sulla violenza di genere. Tra le tantissime storie raccolte, dieci di queste sono diventate il libro. Le donne di Malamore si raccontano nel momento della violenza, cristallizzata in un istante infinito di dolore, dove il vero accusato è il sistema, la società malsana che crea vittima e carnefice.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Nasce fin da ragazzina, prevalentemente mi cimento nella drammaturgia teatrale. La mia ultima fatica teatrale è un testo sulla vereadora Marielle Franco, che andrà in scena ad Agosto per Armonie D’Arte festival. Amo scrivere per il sociale soprattutto, ogni libro o testo nasce da una accurata ricerca sul campo. La scrittura, per me, è ingabbiare il demone emotivo che mi possiede.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Dopo tre anni di ricerca etnografica nei vari centri antiviolenza, dopo l’ascolto delle vittime di violenza e di qualche “carnefice”, ho impiegato tre mesi a scriverlo. Amo vecchi modi di espressione, scritto dunque a mano, sotto gli ulivi della mia campagna o in riva al mare. E di notte, nel silenzio del mio studio, con la musica come compagna.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Sicuramente, per linguaggio e similitudine caratteriale, per l’insofferenza all’ipocrisia e alla liquidità sociale, al grande Charles Bukowski. “Umanità mi stai sul cazzo” è il mio slogan preferito, trasuda spesso dai miei scritti, così come l’antipatia per ogni forma di diluizione del problema reale, ad edulcorare verità che possano urtare i benpensanti.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Essendo un’attrice, oltre che un’autrice, amo molto i contrappunti. Il mio stile di scrittura mira a suscitare immagini, coinvolgendo tutti i sensi, per gettare il lettore in una sorta di sala tortura senza fine pena. Ergo, consiglierei musica allegra, che renda agghiacciante la dicotomia tra parole e suono e amplifichi le emozioni.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Leggetemi, giudicatemi, anche male se vi va, è un vostro diritto, ma poi fatevi domande e andate oltre ciò che vi dicono. La verità sta per strada, nelle case, nei luoghi del dolore. E anche la soluzione alla più grande ingiustizia sociale.