Intervista a Rosaria Patrone, autrice de “Solo una storia privata”
L’autrice Rosaria Patrone nasce a Bagnoli Irpino (Avellino) dove risiede. Laureata in Scienze Biologiche alla Federico II di Napoli, esercita la libera professione.
Parliamo subito del tuo ultimo libro Solo una storia privata. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
È la storia di una donna di 47 anni, che dopo essere vissuta a Napoli per 25 anni torna al paese natio. Lo fa perché l’uomo con il quale conviveva l’ha lasciata e anche la città l’ha ferita, coinvolgendola in un agguato di camorra. I due fatti avvengono quasi simultaneamente, tanto che si potrebbe pensare che ci sia un nesso tra i due avvenimenti. Non è classificabile come noir.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Non c’è una ragione che spieghi il mio amore per la scrittura. Ho sempre letto moltissimo e ho sempre desiderato scrivere. La storia raccontata nel mio libro mi girava in testa da anni, ma il momento di cimentarmi nella scrittura è arrivato solo qualche anno fa.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Ho impiegato otto mesi a scriverlo e altrettanti per decidermi a inviarlo alle case editrici che avevo selezionato. L’ho scritto nel mio studio, di fronte a una finestra che domina tutto il paese. L’ho fatto mentre pioveva o nevicava e di solito di pomeriggio, con la casa silenziosa e i rumori della strada ovattati.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Non voglio somigliare a nessuno degli autori che amo. Loro sono dei grandi, io solo una principiante. Il mio libro ha una sua originalità e sono già molto contenta di questo.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Nessuna musica, solo le voci e i rumori della strada o della campagna.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Le parole chiave del mio romanzo sono: abbandono e camorra. Napoli e un paesino di montagna, i luoghi. Il tempo scorre tra il ’68 e il 2004. La delusione e la perdita, i sentimenti che lo pervadono. Una rinascita tutta da costruire come finale.