Intervista a Tullio Garau, autore de “Le città nuove”
Psicologo e psicoterapeuta, lavora nel servizio pubblico da circa trent’anni, attualmente si occupa di formazione, sessantaquattro anni, sposato, una figlia. In questa intervista conosciamo Tullio Garau, autore dell’opera Le città nuove.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Un fotografo che non riesce a capire ciò che è venuto a fotografare, due giovani insegnanti che si innamorano, un gruppo di ragazzini che la passione per il calcio unisce al di là delle differenze sociali, storie che si intrecciano in una città nuova forse nata vecchia all’alba di un sessantotto allo stesso tempo vicino e lontano.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Tutto nasce da un libro che appena imparai a leggere mi regalò mia nonna paterna, insegnante. Il libro si chiamava “Storie della storia del mondo” da quel momento non ho più smesso di leggere con la segreta passione per la scrittura che ha dovuto aspettare diversi decenni per potersi trasformare in un romanzo.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Ho impiegato oltre dieci anni a scrivere il romanzo. Nei ritagli di tempo, con lunghe, anche lunghissime interruzioni. Il mio lavoro non è stato quello di scrivere romanzi anche se ho scritto diverse cose sulla mia professione. Sono uno psicologo.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Non saprei a quale autore in particolare vorrei somigliare. So che sono sempre stato particolarmente attratto dalla letteratura nord americana. Updike, Frenzen, Roth e per tornare più indietro Faulkner, Steinbeck, Dos Passos e perché no Dashiell Hammet.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
La musica che ascolto quando scrivo. John Coltrane, Charlie Parker, Miles Davis.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Vorrei salutare con un frase di Borges: Che altri si vantino delle pagine che hanno scritto; io sono orgoglioso di quelle che ho letto.