Intervista a Giovanni Rainone, autore de “Storia di un leccaculo”
Giovanni Rainone nasce nel 2000 a San Giuseppe Vesuviano. E’ uno studente del liceo scientifico, il suo sogno nel cassetto è diventare neurochirurgo. “Medicina e scrittura… scriverò manuali di tecnica operatoria” ci dice.
Parliamo subito del tuo ultimo libro Storia di un leccaculo. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Il mio ultimo libro parla degli esseri più subdoli esistenti in natura: i lecchini. Tratta l’argomento in una maniera umoristica, seguendo le vicende di Paolo (un lecchino patentato) a cui capitano vicende di tutti i colori. Da un’avventura gay a un traffico di droga .
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Il mio amore per la scrittura si manifesta prestissimo, a partire dai 7 anni; dal 2015 faccio parte del gruppo letterario “Nanoracconti”, creato da Pietro Damiano. Nel 2018 ho partecipato al concorso nazionale organizzato dal Rotary Italia: ” Legalità e cultura dell’etica”, in cui ho conquistato due menzioni speciali.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Ho impiegato circa 4 mesi. Ho scritto sempre di sera, di sabato precisamente; soltanto di sera si può avere quel silenzio particolare che ci permette di avere la giusta tranquillità per scrivere. Musica classica, coca-cola, una busta di patatine…
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Scomodiamo pure gli antichi autori latini… Orazio! Abbiamo un modo di fare satira piuttosto simile.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Mozart, Beethoven, Bach… ma anche Mario Merola, Toto Cutugno… e da non rifiutare Fabrizio De Andrè, Giorgio Gaber. L’unico da evitare come la peste è Gigi D’Alessio e tutti i cantautori neomelodici.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
La vita è troppo breve per essere vissuta sul serio, ma troppo lunga per essere vissuta alla leggera.