Intervista a Gregorio Prestifilippo, autore de “Fireworks”
Gregorio Prestifilippo, classe 1984. Appassionato di film e libri prettamente horror, è un soldato dell’Esercito Italiano. Dopo i romanzi Interstate 22, La tavola Ouija, Revenge e Don’t, quest’ultimo pubblicato sotto pseudonimo, Fireworks è la sua prima raccolta di racconti.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Il libro è una raccolta di racconti. La mia prima raccolta, per la precisione. Si compone di otto storie dal sapore thriller/horror che scavano nella mente umana e ne raccontano il lato più oscuro. Ognuna di esse ha una connotazione soprannaturale e una doppia chiave di lettura, così da lasciare al lettore una libera interpretazione pur trovandosi un finale che non sia necessariamente sospeso.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Il mio amore per la scrittura nasce inevitabilmente dal mio amore per la lettura, ma credo che questo accomuni un po’ tutti gli scrittori. Leggere permette di vivere innumerevoli vite, essere il protagonista di infinite trame, lo spettatore di infinite storie. Scrivere è poter decidere quelle trame, quelle storie, quelle vite. Lo scrittore, visto con gli occhi dei suoi protagonisti, è Dio.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Quando il lavoro e gli impegni giornalieri non mi tengono troppo occupato, cerco di scrivere regolarmente, almeno un paio d’ore al giorno. Questo libro, nello specifico, l’ho scritto in circa due mesi, più un altro mese per le revisioni necessarie. Scrivo necessariamente la sera, così da essere soggetto a meno distrazioni possibili, o la mattina presto. La musica in sottofondo può essere d’aiuto.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Aspirare è una parola grossa, visto che di solito si trae ispirazione da scrittori con una carriera talmente importante da non potere neanche fare un lontano paragone. Stando al gioco, però, scrivo sempre tenendo bene in mente le atmosfere di H.P. Lovecraft e E.A. Poe, che considero, oltre a essere dei precursori nel genere horror, dei veri e propri punti di riferimento.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Toxicity dei System of a Down. Rende bene l’idea dell’atmosfera che permea le storie di Fireworks e che, dietro tutto il male che avviene ogni giorno nel mondo, c’è sempre la mano dell’uomo.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Innanzitutto non posso non ringraziarvi per l’occasione di farmi conoscere e far conoscere Fireworks ai vostri lettori. Spero che la lettura non muoia mai e che tra social network, cinema e tv ci sia sempre lo spazio per un buon libro.