Intervista a Valentina Lattanzio, autrice de “Che Dio me la mandi bona”
Valentina Lattanzio, nata e residente a Roma, conserva ancora l’accento del Friuli, regione che l’ha adottata da bambina. Lavora nel campo dell’abbigliamento, ma dopo anni di stretto contatto col pubblico sta seriamente pensando di aprirsi uno studio psicologico. O di farcisi ricoverare. Si definisce una persona tragicomica, ma ancora non sa se prevale la parte tragica o quella comica.
Parliamo subito del tuo ultimo libro, Che Dio me la mandi bona. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
È un romanzo scritto in chiave ironica che si colloca nella narrativa lgbt. Parla delle (dis)avventure di quattro amiche, tutte lesbiche e combinaguai, che con una carica di inguaribile ottimismo affronteranno gioie e (molte) disgrazie, dotate di una sola arma speciale: il sorriso.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Quando ero bambina mia madre mi ha comprato i libri di Angelo Petrosino, che mi ha insegnato a non cadere mai nei luoghi comuni, e di Bianca Pitzorno, che mi ha insegnato a guardare oltre ciò che si vede. Leggere mi ha spronata molto, ma creso sia una dote innata. Ricordo interi quaderni pieni di scarabocchi quando avevo appena tre o quattro anni. Fingevo di scrivere, era il mio gioco preferito.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
L’ho scritto in due fasi. Fra una e l’altra mi si era rotto il pc e ho dovuto smettere. Poi mi sono fidanzata e la mia dolce metà mi ha regalato un nuovo pc. E così ho ripreso quello che avevo interrotto. È stato come non averlo mai lasciato. Di giorno avevo ispirazioni e scribacchiavo appunti su ogni foglietto sottomano, la sera mi mettevo all’opera fino a tarda notte, i gatti a farmi compagnia.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
I miei scritti sono un mix fra la scanzonata e immortale ironia di Fannie Flagg (ok, questa è un’aspirazione) e le tragicomiche disavventure di Bridget Jones. Non ne vado fiera, ma ritroviamo qualche gioco degli equivoci che potrebbe ricordare i libri della Kinsella. Cambi di scena e flashback mi vengono ispirati dai thriller psicologici che divoro ingordamente, per quanto non scriva il genere.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Assolutamente Don’t go breaking my heart! Romantica, scanzonata, leggera, divertente, come il mio libro. Simpatica anche Accidentally in Love, per le medesime caratteristiche.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Avvertenze: molti dei miei protagonisti sono inspiegabilmemte attratti dal medesimo sesso. Immergervi nelle loro storie non vi farà diventare gay, al massimo vi farete qualche risata. Lesbodramas is a lifestyle!