Intervista a Duccio Di Stefano, autore de “Angelo di pietra. La barca del destino”
Duccio Di Stefano nasce a Siracusa nel 1969. Sposato con Ivana e padre di Bianca e Susanna, vive a Siracusa dove insieme alla moglie produce manufatti di ceramica artistica. Da sempre appassionato degli scrittori di origine mediterranea, ha pubblicato diverse antologie di poesie premiate in alcuni concorsi letterari e scrive per il quindicinale siracusano La Civetta di Minerva. Si definisce un romanziere carnale.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Angelo di pietra è un po’ la metafora della vita dei due ragazzi protagonisti della storia, ma è soprattutto la metafora della vita di ognuno di noi. Rappresenta il viaggio interiore e introspettivo che ciascuno di noi dovrà prima o poi fare, per cercare quelle risposte che ci assillano da sempre. Fino a quando, un giorno, ci troveremo al cospetto del nostro angelo che ci presenterà il conto.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Per me scrivere è appunto viaggiare. E’ fare i conti con la nostra coscienza, rapportarsi col nostro vissuto, relazionarsi coi nostri obiettivi. Per me scrivere è sempre stato un mezzo per dipingere la bellezza, e cercare di raccontarla, studiando le diverse sfumature dell’umano volere. Una sorta di psicanalisi che ti permette di esternare quanto di artistico può esserci in ognuno di noi.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
In realtà io non ci impiego molto a scrivere. Nel senso che, tra i mille impegni della vita odierna e gli ostacoli materiali del quotidiano, non appena l’ispirazione riesce comunque a farsi strada in me, allora poi mi si apre un’autostrada. Le storie sono di getto, comincio non sapendo neanche dove vado a finire. E la fantastica cornice della terra sicula fa tutto il resto. E’ lei che è al volante.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Io mi sono sempre ispirato agli scrittori legati carnalmente alla loro identità territoriale. Come Pirandello, il padre della drammaturgia e del racconto teatrale. O Camilleri, che mi rapisce per come narra e descrive i luoghi; Montalban, per l’abilità narrativa nel definire le sfumature della personalità umana. E ovviamente Neruda: nelle sue poesie ci troviamo la vita di ognuno di noi.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Non ci potrebbe essere di meglio degli struggenti pezzi di Olivia Sellerio, come “Malamuri” o anche “U jornu ca cantaunu li manu (m’ha lassari e ti n’agghiri)”. Vi si trovano infatti gli elementi base del mio “Angelo di pietra”, e cioè l’amore carnale verso una donna che ha in sé tutte le straordinarie contraddizioni di una terra: la Sicilia!
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Quante volte nella vita ci si è domandato quale fosse il significato e l’essenza della stessa, o se quell’amore che viviamo è il nostro amore o l’ennesimo errore. Perché alla fine si è sempre soli davanti al nostro bilancio. Noi e il nostro angelo.