Intervista a Viviana Spada, autrice de “Da Hermann Hesse al Paese delle Nevi”
Lei aveva un sogno: scrivere! E vivere di quello. Così Viviana Spada si dedicò alla lettura, ai viaggi, alla conoscenza di luoghi e persone nel mondo. Il suo percorso personale e lavorativo, spesso difficile, la condusse infine in un luogo accogliente e a una persona meravigliosa con la quale da 20 anni condivide la vita e… finalmente anni fa il sogno si è realizzato: giornalista e scrittrice, apprezzata e stimata.
Parliamo subito del tuo ultimo libro, Da Hermann Hesse al Paese delle Nevi. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Parla dei miei viaggi materiali e spirituali ispirati a Hermann Hesse; dal viaggio a Montagnola alla scoperta della tomba e della casa in cui HH visse a quello ad Arcegno per l’incontro/intervista con l’unico figlio vivente fino alla mia avventura in Nepal e Tibet alla ricerca dello spirito di HH…
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Nasce all’età di 5 anni quando vedevo in TV il maestro Alberto Manzi che ‘alfabetizzava’ l’Italia… con lui ho imparato a leggere e scrivere e non ho mai più smesso!
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Un paio di mesi; l’ho iniziato nella mia mansarda milanese, ma poi mi sono trasferita nella calma del mio paese natio nel Veneto nelle Prealpi dolomitiche con la vecchia lettera 22 Olivetti… tra odori, profumi e suoni della natura.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Hermann Hesse, ovviamente, ma poi Tiziano Terzani, entrambi per la spiritualità, l’amore per le persone e il mondo intero.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Musica classica, senza dubbio.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Cari lettori, come mi disse il caro Terzani, non è importante quanti mi leggeranno ma quali…meglio pochi, ma coinvolti e che possano ‘ricevere’ qualcosa dal mio scritto.