Intervista a Samuele Mollo, autore de “Viaggio al termine del giorno”
Samuele Mollo, torinese, classe 1986, si definisce “giurista per scrupolo e fotografo per amore“. Attualmente si occupa di social media e comunicazione. In questa intervista ci parla del suo Viaggio al termine del giorno.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Una vera e propria trama non c’è, almeno non nel senso classico del termine. La storia si sviluppa lungo una giornata rigidamente scandita in 12 capitoli/ore durante le quali Foster, il protagonista, si misura con le proprie ossessioni, paure relazionandosi all’ambiente che lo circonda in maniera piuttosto singolare. Il finale, a sorpresa, non risolve ma lascia aperte varie strade…
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
L’amore per la scrittura nasce dal grande amore per la letteratura. E’ inevitabile, secondo me, mettersi alla prova come scrittore quando la lettura è sentita non solo come passione, ma come vera e propria necessità, la cui mancanza (per mancanza di tempo, per lavoro o per stanchezza) genera una sorta di malessere da astinenza.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Un paio di anni di scrittura, varie riletture e limature assolutamente non regolari, alternando periodi in cui riuscivo a dedicarmi con costanza quotidiana al lavoro ad altri, caratterizzati da lunghe pause. Il momento migliore per scrivere è sempre stata la notte. Buio e silenzio favoriscono l’introspezione, inevitabile per l’ispirazione.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Da lettore sono molteplici le fonti di ispirazione, più o meno consapevoli e più o meno evidenti leggendo il mio libro. Dovessi dire i primi nomi che ritrovo ricorrenti nelle atmosfere evocate dalla storia che ho scritto, direi Hesse per l’introspezione (Il lupo della steppa su tutti) e D F Wallace per l’approccio alla società e i tratti sarcastico-paranoici.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Come esplicitato nella trama, No quarter dei Led zeppelin è la canzone perfetta; simbolica, di ispirazione gnostica e che racconta in maniera dissimulata la percezione di più mondi e più dimensioni.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Leggere Viaggio al termine del giorno significa, principalmente, lasciarsi coinvolgere da una storia unica e immedesimarvi in un personaggio insolito. Una lettura alternativa che vi lascerà tantissimi spunti di riflessione.