Intervista a Donatella Di Bella, autrice de “Via Mezzofanti”
Donatella Di Bella si occupa di salute mentale e da molti anni è impegnata in attività lavorative rivolte allo svantaggio sociale e alla disabilità. Nubile. Due figli (gemelli) Camilla e Filippo di vent’anni. Un compagno che va e viene dalla Svizzera Francese. Via Mezzofanti è il primo romanzo ed è stato preceduto da una serie di racconti brevi premiati o segnalati in concorsi locali e fuori dal proprio territorio.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Via Mezzofanti è un romanzo di formazione. Ambientato negli anni settanta racconta la storia di Anna e di suo padre Andrea, docente universitario, con un limite permanente nel ricoprire il ruolo di genitore e più in generale di adulto. Attorno a loro eventi e persone li aiuteranno ad avviare un insperato processo di crescita in un mondo in cui i riferimenti educativi sembrano del tutto smarriti.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
La scrittura è sempre stato un canale preferenziale in cui trasformare la realtà, reinventarla e accettarla contrastandone le rigidità e le contraddizioni a cui spesso si è sottoposti. Uno strumento in più per superarla.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Un sacco di tempo. Corretto e ricorretto più volte. Ho una casetta di legno in fondo al giardino in cui cerco di isolarmi e di distanziarmi dalle voci e dai rumori. Ho bisogno di silenzio, di stare in pigiama e di non guardare l’orologio. Poi i personaggi arrivano senza che io li chiami. Oppure non arrivano e allora faccio altro.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Anche Isabel Allende scrive in una casa in fondo al giardino. Magari la sua ha altre misure oltre che un’altra energia! Ho una passione per John Irving, nei suoi romanzi è tutto possibile senza l’ombra di un giudizio. Mi fa ridere e piangere quasi contemporaneamente.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Direi Bob Dylan. Nel romanzo ci sono molti riferimenti musicali del suo tempo. Però quando l’ho scritto avevo su un cd dei REM, una raccolta, qualcosa di più moderno quindi.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Questo romanzo è rivolto soprattutto ai ragazzi a cui consiglio di andare oltre lo shock delle quattrocento demotivanti pagine. E a tutti coloro che sono stati giovani negli anni settanta.