Intervista a Carlo Ragonese, autore de “Anarchia in corpo mafia”
Carlo Ragonese, classe ’58, è un autore catanese. Svolge la professione di perito assicurativo e si ritiene “un anticonformista annientato dal mondo globalizzato“. È un appassionato lettore, amante dell’arte.
Parliamo subito del tuo ultimo libro, Anarchia in corpo mafia. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Il romanzo è un action thriller ambientato a Catania, città che troviamo sopraffatta da corrotti uomini dello stato e da bande anarchiche di matrice russa. Un disilluso commissario di polizia deve vedersela con un sicario cane sciolto che mira a prendere il potere assoluto. Sullo sfondo, esoterismo e il dramma di una ribelle prostituta.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Ho letto De Roberto ed è scoccata la scintilla. Poi, semplicemente, ho avuto voglia di raccontarla io una storia.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
L’ho scritto in circa due anni. Nel contesto narrativo che andavo sviluppando era necessario inserire un certo numero di personaggi e rappresentare uno scenario verosimile. I luoghi, pur tratti dal reale, sono stati filtrati dalla mia fantasia, mostrati da una diversa prospettiva: un espediente per ricordare a me stesso che scrivere è sì un lavoro, ma un lavoro che deve anzitutto divertire me.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Qualcuno ha paragonato la mia scrittura a quella di Gianrico Carofiglio, ma non saprei giudicare. Il romanzo è stato scritto secondo i canoni del thriller poliziesco, quindi qualche romanzo analogo ci sarà probabilmente.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Be’, tanto per mettere un po’ di adrenalina in circolo, direi “Talkin’ Bout A Revolution” di Tracy Chapman.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Ho scritto “Anarchia in corpo mafia” cercando di appagare le esigenze del buon lettore. Leggetelo e vedrete che la noia è stata bandita.