Intervista a Enrico Pompeo autore de “Il drago, il custode, lo straniero”
Enrico Pompeo nasce a Livorno nel 1972. Lavora come insegnante di Italiano, Storia e Geografia alle scuole medie. Ha scritto due romanzi, due suoi racconti sono entrati in due antologie. È regista e drammaturgo dello spettacolo ‘La Cattiva Strada‘, un omaggio a Fabrizio De André. A Maggio 2018 è in uscita il suo terzo libro, dal titolo ‘Scritti (s)connessi’, sempre per Edizioni Creativa.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
È una storia di avventura, di formazione, di critica sociale.
Tre belve contemporanee si incontrano: una è cattiva, rabbiosa, prepotente e vive di notte, in discoteca, tra risse e scontri; la seconda si nasconde, come un ragno, in silenzio a intessere le sue macchinazioni tra droga e ricatti; l’ultima è in fuga, braccata da un nemico che lo odia solo perché sa troppo di ciò che non si deve fare.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Fin da piccolo ho sempre amato scrivere e ascoltare storie. Per me raccontare è una necessità, il percorso più coinvolgente e profondo di auto guarigione consapevole. È il modo di provare a placare i demoni, a conoscere le parti oscure e buie dentro di me. Raramente riesco a essere soddisfatto di quello che esprimo, ma sempre mi aiuta a conoscermi come nessun altro cammino. Evviva!
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Tantissimo! Dall’inizio alla conclusione sono passati dieci anni. Certo, non continuativamente, ma il periodo è stato quello. Non riuscivo a trovare la voce dei personaggi: mi ci avvicinavo, ma sentivo che qualcosa stonava. Poi, a un certo punto, è come se avessi cominciato a intravedere un sentiero, una nuova direzione e da quel momento è come se la storia si fosse creata da sola.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Visto che è un gioco, mi permetto di citare i miei Maestri. Per primo Calvino, per la capacità di saper usare un lessico apparentemente semplice, ma che invece è frutto di una sapiente e completa padronanza del linguaggio. Dostovjiekski, per la profondità di analisi dell’animo umano. È chiaro: sono modelli irraggiungibili.
Solo punti di riferimento, lontanissimi, ma sempre presenti.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
De André. Senza dubbio. Nel romanzo ognuna delle tre sezioni è introdotta da una parte di testo di una canzone del grande cantautore genovese. Da lui ho imparato a guardare alla realtà senza preconcetti o giudizi morali, cercando di comprendere gli altri, invece di arrogarsi il compito di giudicarli.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Ciaus a tutti. Per autori che sono agli inizi del proprio percorso di scrittura, incontrare persone così attente e curiose è fondamentale e prezioso. Ascoltare opinioni, pareri da chi ama leggere è necessario per capire, davvero, come migliorare.