Intervista a Patrizia Benini, autrice de “Una valtellinese emigrata in Messico”
Patrizia Benini è nata a Firenze nel 1962. Ha frequentato gli studi di scuola superiore, ha lavorato in molti settori aziendali, in qualità di operaia, impiegata, commessa, e infine nel turismo, prima in Italia e poi in Messico. Oggi è una terapista di Biomagnetismo, scuola appresa in Messico in questi ultimi anni. Vive e lavora a Ravenna.
Parliamo subito del tuo ultimo libro Una valtellinese emigrata in Messico. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
E’ un “diario di bordo” come l’ho sempre definito. Ho lasciato il mio bel paese nel 1997 inseguendo il sogno di lasciare tutto e di vivere in un paradiso come la Riviera Maya, Mexico. La metamorfosi di un luogo. Cambio di cultura. La difficoltà di integrarmi. C’è chi sogna di fuggire dall’Italia e c’è chi sogna di poterci tornare. Ne è valsa la pena? Assolutamente sì e assolutamente no.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Amo scrivere di notte, come del resto fanno i veri scrittori, ma io non sono una scrittrice di professione, sono una semplice persona che ama leggere e ascoltare anche il silenzio. Credo soltanto nella parola, quella scritta anche su un pezzo di carta , la parola trafigge, la parola può persuadere, la parola può anche rabbonire. Questo, per me, è il senso dello scrivere.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Una tastiera ormai consumata, con la pioggia ed il sole. Solo in certe stagioni scrivo, quando arriva l’autunno è più piacevole, seduta sotto il mio vecchio ciliegio, d’inverno c’è un camino che resta acceso durante le lunghe notti fredde. D’incanto arriva la primavera è tutto un subbuglio, una voglia di raccontare in modo quasi frenetico. Il tempo non conta per chi ama scrivere.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Un autore come Philippe Claudel. Descrivere con parole semplici con un impatto emotivo forte, raccontare le verità anche quelle più scomode. Un accanimento contro l’essere umano fino ad odiarlo. La nuda realtà in ogni parola, nessuna frase sottintesa ma semplicemente schietta e a volte oltraggiosa.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Gabriel’s Oboe un brano musicale scritto da Ennio Morricone, ma in sottofondo, perchè ancora oggi mi emoziona e mi fa ritornare in un tempo lontano.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
I pochi indios rimasti che si distinguono dai Maya dei giorni nostri, restano nascosti, perché tali vogliono essere, si proteggono da chi, come noi, cerca ancora una volta di sottometterli e conquistarli. Ebbene i diversi siamo noi.