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Intervista a Fabio Pignotti autore de “Dietro la collina”

Dietro la collina PignottiFiorentino, sessanta anni, ex insegnante elementare ora commerciante, Fabio Pignotti adesso vive adesso in un paesino del Mugello di cui è assessore.

Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca

Siamo sul Carso oggi. Un giovane soldato (morto) della prima guerra mondiale cerca la pace nel paesaggio ma forse non solo quella. Una signora anziana gli si avvicina e inizia a parlare con lui. Anche lei è morta. Erano fiorentini e hanno bisogno di raccontarsi ciò che entrambi non sono riusciti a vivere. La tristezza della guerra, le occasioni perse, la meraviglia del potersi raccontare.

Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?

Ho iniziato a 13 anni scrivendomi una lettera per la morte di un’anziana amica di famiglia; una morte che non riuscivo a metabolizzare. Da quel momento ho sempre scritto per necessità. Perché c’era qualcosa da sistemare dentro di me: tante storie che, inavvertitamente, ho raccolto e che premono per uscire.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.

Ho impiegato due anni. I personaggi sono realmente esistiti e quindi ho dovuto fare molte ricerche per contestualizzarli al meglio. È stato interessantissimo e ho raccolto materiale per 1000 racconti che, probabilmente, non riuscirò mai a scrivere. Il Carso, Firenze del primo novecento, il secondo dopo guerra difficile farli diventare tutti protagonisti. Tante pagine buttate.

Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.

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Sono un “librivoro” e spesso mi sono innamorato di autori scoperti per caso. Pierre Magnan è il mio preferito e vorrei tanto, sapendo che sarà impossibile, avere la sua stessa capacità descrittiva senza perdere mai la tensione dell’azione. Il mio “raccontone” non riesco ad inquadrarlo in un genere. Realtà, fino quasi all’autobiografia familiare e fantasia da “C’era una volta”.

Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?

Indubbiamente la sesta di Mahler per l’alternarsi tra malinconia e forza; ma anche la suite dei Pianeti di Holst. La seconda, probabilmente influenzata dalla prima, alterna tanti momenti quanti sono i pianeti principali.

Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.

A tavola parlate, raccontatevi e fatevi raccontare. Non perdete mai una persona senza che questa si sia raccontata. Quando avrete voglia di sentire le sue storie potrebbe essere troppo tardi.

Autore: redazione

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