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Metello | Vasco Pratolini

Pratolini: un regalo inaspettato

Metello Vasco PratoliniSono i migliori, i regali inaspettati. Come quando ti ritrovi tra le mani un libro, perché un’amica faceva pulizia in solaio e voleva disfarsi di vecchi tomi e tra questi spicca il nome di Vasco Pratolini.

Cominci a leggere più che altro catturato dall’odore della carta stampata nel 1980. E così entri, per caso o per fortuna, nell’universo spazio-temporale di Pratolini.

Del resto Firenze era lontana quasi trenta chilometri, più lontana della luna che certe sere, sull’aia, pareva infilata nello stollo, e da toccare arrampicandosi in cima al pagliaio.

La meraviglia di Pratolini è questa: con poche, delicate e rapide pennellate di parole, riesce ad immergerti in un’altra epoca, in un altro mondo, faccia a faccia con i suoi indimenticabili personaggi e la loro quotidianità.

Metello, Ersilia, l’Idina, Del Buono, l’Ing. Badolati: ce li hai lì, davanti agli occhi. Riesci ad immaginarne le movenze, le espressioni del viso quando pronunciano certe frasi, i vestiti che indossano.

La normalità straordinaria di Metello

In Metello, l’autore toscano racconta la Firenze tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, muovendosi tra San Frediano e Santa Croce. E narra una quotidianità normale e straordinaria, come tutte le quotidianità.
Normale di vite, amori, amicizie, lavoro, tradimenti, straordinaria di prese di coscienza scioperi lotta di classe.

Metello, il protagonista, non ha avuto vita facile: dopo la morte di parto della madre, il padre -renaiolo anarchico- scompare in Arno durante una piena, mentre lavorava per pagare la signora Tinaj, la balia del figlio. Metello viene quindi adottatode facto ma non de iure – dalla stessa famiglia Tinaj, che vive in campagna.
Ma quando i Tinaj decidono di trasferirsi in Belgio, in cerca di lavoro e pane, Metello non può seguirli, non essendo figlio legittimo.
Torna in città, allora, nella Firenze che in fondo ha sempre sentito sua, e decide di imparare il mestiere di muratore.

Qui ed ora comincia la sua crescita che diventa epopea: da ragazzotto di campagna che ha qualche idea e pochi valori, ma sta attento a non essere mai il primo ad esporsi e mai l’ultimo ad andarsene, all’incontro casuale con il Chellini alle Murate, in guardina, all’iscrizione al Partito una volta rientrato dal confino, fino ai primi scioperi e fino a diventare uno dei protagonisti del grande sciopero dei muratori del 1902, un caporione, come lo chiama – non senza una nota di stima- il padrone l’Ing.Badolati.

Da lui, per la prima volta, Metello sentì parlare di socialismo, di uguaglianza, di lavoro che andava pagato ‘secondo il sudore’”

Lo sciopero che aveva come obiettivo un adeguamento delle paghe, perché il lavoro fosse davvero pagato secondo il sudore dura quarantasei giorni esatti.
Sciopero che alla fine si rivela una vittoria di classe ma una sconfitta personale, considerato l’enorme prezzo che viene a costare. E permette a Metello di fare un resoconto della sua vita, e capire quali siano le cose veramente importanti.

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Un romanzo di formazione dunque, in cui il personaggio principale alla fine del libro prende piena coscienza della propria identità, dei propri valori, del proprio ruolo sociale. O meglio, della propria responsabilità sociale. È  alle pagine finali del romanzo che Metello pare affidare il bilancio del suo vissuto:

Le vie di mezzo sono fatte per chi ha tempo da perdere, e paura che gli venga a mancare la pappa scodellata.

Tutto questo nonostante l’uomo Metello non sia privo di difetti.

Anzi. È un uomo che non sa resistere all’Idina, e che dopo il peccato non sembra neppure dilaniato dal senso di colpa.

Pratolini ha il merito di mostrare l’uomo completamente nudo nella sua umanità, senza mai esprimere giudizi: l’uomo di Pratolini è un uomo dai grandi valori ma dalle tante mancanze, è un uomo imperfetto che si erge in tutta la sua forza e bellezza, proprio perché non nega la sua imperfezione, ma da essa cerca di elevarsi.

Attraverso le pagine di Pratolini, grazie alla sua scrittura, si guarda la vita andare in scena, e lo si fa spiando attraverso il buco della serratura.

C’è una tale potenza narrativa nelle immagini, nei dialoghi, nelle relazioni, c’è tanta vita nei luoghi attraversati, nelle passioni e negli ideali che animano i personaggi che il lettore non può non rimanerne coinvolto, travolto, sconvolto.
E desiderare con il romanzo non finisca.
O perlomeno consolarsi pensando che ha ancora “Lo scialo” e “Allegoria e Derisione” che attendono pazienti sul comodino il loro turno di essere vissuti, per completare la trilogia di Vasco Pratolini “Una storia italiana”.

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Metello:  Consigli per l’aspirante lettore

Questo libro è decisamente per te se:

  1. Nella lettura come nella vita ami la leggerezza, che non significa inconsistenza, ma capacità di dare il giusto peso alle cose.
  2. Sei appassionato di Verga: a scuola, mimetizzandoti accuratamente tra i compagni di classe, fingevi disprezzo ed insofferenza, ma in realtà godevi nel leggere i capitoli dei Malavoglia. Che se questa (tutto sommato innocua) depravazione non te la sei mai spiegata, ecco forse la risposta per te: si chiama voyeurismo, il piacere di guardare attraverso il buco della serratura.
  3. Ami la Letteratura, la lettura impegnata, quella che ha anche valenza sociale.
  4. Sei convinto che la quotidianità sia allo stesso tempo normale e straordinaria.
  5. Sei di quelli del bicchiere mezzo pieno: nonostante l’epilogo drammatico dello sciopero, non scompare in Metello l’idea che il Bene, nonostante tutto, prevalga.
  6. Ti piace vivere, anche se solo per qualche ora, la vita di un altro, le vite degli altri.
  7. Sei consapevole dell’esistenza delle sfumature: i buoni e i cattivi, il bianco e il nero, hanno da tempo lasciato il posto ad eroi moderni, vicini proprio perché imperfetti.
  8. I personaggi che preferisci sono quelli complicati, ma veri.
  9. Ritieni che l’impegno sociale non sia una scelta, ma un dovere, spesso non piacevole.

Autore: Erika Lucadamo

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