#SalTo30 oltre il confine del libro per guardare al futuro
Detto #SalTo30 detto tutto. Il Salone internazionale del libro di Torino 2017 alla sua trentesima edizione ha condensato, addensato, riunito tutto in questo hastag che accoglie tutto in un abbraccio “social”, rendendo sempre attuale il libro e coloro che si “nutrono” di libri e letteratura.
Un vero paradiso per chi (come noi di wwwRecensionilibri.org e coloro che ci leggono) si definisce lettore seriale, e a cui consiglio almeno una volta nella vita una doverosa visita.
Appena entrati subito si viene piacevolmente accerchiati da tutto ciò fa editoria.
Qui la sola parola che conta è “quella scritta”.
Il profumo di carta, inchiostro e idee si intreccia con la tecnologia, mantenendo inalterate le peculiarità proprie, ma forgiando uno strumento sempre nuovo in grado di valicare differenze apparentemente invalicabili, fatte di non ascolto, che invece celano similitudini impensabili e sorprendenti.
L’allestimento espositivo è quello tradizionale: tre padiglioni e un BookStock Village dove le case editrici (piccole e grandi) si susseguono in una coerente soluzione di continuità, e dove anche il più piccolo “anfratto” diviene naturalmente “angolo” per parlare di libri, musica arte o poesia.
Piccole e immense realtà dinamiche che fanno da contorno a “aree/spazi strutturati”, appositamente dedicate all’incontro con l’autore, a lectio magistralis su temi particolari o per “portare a scuola o all’attenzione” (Sala Professionali) gli addetti del settore
Si contano più di una trentina di questi spazi che a ciclo continuo e sempre sold out si sono visti “invadere” piacevolmente dalla oltre 165.000 presenze in 4 giorni di manifestazione.
Alcuni per la loro particolarità meritano di essere citati:
- il Boostock Village, vero e proprio villaggio della sperimentazione libraria dove adulti bambini hanno potuto misurarsi misurare con parola e immagine visiva (coinvolgente l’incontro con i disegnatori di Topolino e con Totò mediato da Giovanni Roversi);
- Babel, area riservata alla letteratura internazionale dove abbiamo ritrovato autori che del contemporaneo sono testimoni vivi e vitali come il turco Burthan Sonmez con il suo “Istanbul Istanbul” edito da Nottetempo e la nord coreana Krys Lee;
- lo spazio curato dal festival Pordenonelegge (gemellato con la manifestazione da più di 6 anni) dedicato alla poesia “Libreria e Spazio della Poesia”, ricettore e trasmettitore di memoria (interessante e toccante l’incontro “Alzheimer d’amor”, dove la poesia si confronta con la malattia che per antonomasia sgretola il più intimo dei rapporti e il senso profondo linguaggio).
Tanti stimoli tutti insieme posso frastornare e confondere. Ma solo in apparenza. L’intreccio nato dalle parole, dall’immaginazione e dall’azione è in grado di creare un tessuto permeabile alle emozioni e alle idee, sempre diverso. Capace di modularsi diversificandosi. Illustrando itinerari in grado di scoprire cosa ci sia al di là del muro.
Rinvigorire il valore della PAROLA celebrando Pennac, Stephen King, Levi e Tolkien.
Sottolineare l’importanza dell’AZIONE, ripercorrendo gli anniversari di Gramsci, della Rivoluzione d’ottobre e le tragedie delle dittature sud americane (dal Cile ai Desaparesidos argentini).
Ribadire alcuni degli ORIENTAMENTI didattico filosofici da Don Milani ad Agamben fino a Derrick Dew Kerckhove.
Riscoprire l’inestimabile valore dell’IMMAGINE visiva e non solo capace di dare spessore denso alla parola con Hugo Pratt, Igort, Caroli, Daverio, Sgarbi.
Solo così diventa palese l’obbiettivo comune a cui si rivolge l’intero Salone e ogni singolo piccolo intervento autoriale a tema.
Aiutare ogni lettore e non a valicare “a dorso di libro“ il muro di differenze acute, come filo spianto, e che nasconde l’orizzonte del futuro.
In questo “parlar di libri” la recensione ha un valore assoluto innegabile necessario.
È trampolino di lancio seducente, fatto di una socialità e convivialità ritrovata che attraverso il “passaparola”, non solo di chi “lo fa per professione” (come il giornalista afferma Bruno Ventavoli direttore di Tutto Libri periodico de “LA STAMPA”), ma anche e soprattutto di chi lo fa per passione attrae alla lettura.
Perché in un Paese come il nostro, con Festival letterari più che pregevoli sparsi per la penisola e un Salone internazionale del Libro come quello di Torino, legge poco o nulla (meno di 1 libro in media a persona) e la recensione può ed ha un ruolo fondante per aumentare ed allegare questo indice irrisorio, perché, come afferma Giorgio Fontana, editorialista di Tuttolibri,:
“La lettura si impara attraverso chi ama leggere” .
Perché chi non legge, non sa come fare e cosa leggere, e la recensione diventa quel dorso di libro dove aggrapparsi per salvare e saltare oltre.
Assume quel ruolo pedagogico che ha, perché spiegare un libro NON è narrarne la trama, ma riuscire far assaporare il piacere del viaggio che si è compiuto per invogliare altri a farlo. La recensione, insomma, diventa un messaggio in bottiglia che aspetta solo di essere “stappato”.
Alla fine, malgrado tutte le vicissitudini che hanno preceduto questo 30esimo Salone internazionale del Libro di Torino, l’avventura è stata come sempre produttiva.
Ciò che appare ancora più certo da questa edizione e che ancora e con maggior voce ribadire e far nostra e la notoria verità di una delle frasi più celebri del cinema pronunciata dal prof. John Keating /Robin Williams nell’Attimo Fuggente:
“Parole e idee possono cambiare il mondo”.
Lo possono e lo debbano fare, oggi più di ieri poiché quel “SalTo” va oltre il confine dell’ovvio, del già detto e del non ancora compreso passa inesorabilmente dall’altro, attraverso la memoria, l’immaginazione, il dialogo la parola pensata scritta ricodificata di un LIBRO.