Gli ultimi testimoni | Svetlana Aleksievič
Ricordare o dimenticare? O forse è meglio tacere…
Cento, le testimonianze raccolte da Svetlana Aleksievič ne Gli Ultimi testimoni del 1985.
Quelli che furono i bambini e i ragazzi che subirono l’invasione tedesca in Bielorussia e Russia, affidano ora all’autrice gli atroci ricordi di quei drammatici novecento giorni.
L’intento dell’autrice, ancora una volta, come già in La guerra non ha un volto di donna del 1983, non è raccontare la guerra, ma coinvolgere chi l’ha vissuta, in questo caso i figli della fame, gli orfani delle innumerevoli Case dell’Infanzia, rievocando dopo anni di silenzio, i propri sentimenti.
La mamma aveva dato a me e a mio fratello le ultime due patate e lei si limitava a guardarci..
I Tedeschi portarono la guerra. La guerra portò la fame: un flagello costante nei racconti degli allora-bambini. Inizialmente erano frequenti le razzie ai magazzini alimentari, specialmente dopo i bombardamenti, poi pian piano sparirono piccioni, rondini, gatti, cagnolini, pezzetti di zucchero, un incessante desiderio di cibo li portò a divorare, quando ormai non era rimasto più nulla, carta da parati e colla residua, ottenuta con la farina.
Finché mangiando il parco divennero ruminanti: erba, foglie, germogli di abete, corteccia d’albero, a volte a saziare i ventri gonfi come otri erano zuppe di acqua bollita. Racconta un sopravvissuto “leccavamo a tal punto il piatto da cancellare l’odore del cibo”.
I pidocchi li infestavano, le malattie intestinali, dovute al consumo d’acqua delle paludi, li debilitavano.
L’offensiva nemica e i bombardamenti causarono lo sfollamento, i Tedeschi giustiziavano e impiccavano i partigiani, le loro mogli e i loro figli, seppur piccolissimi.
Mitragliavano intere famiglie entrando nelle case, i pochi bambini che si salvavano finivano presso altri famigliari, muti per giorni a causa dello shock, oppure ammassati sui carri che li avrebbero portati alle Case per l’infanzia. Lì, mani amorevoli, li accarezzavano, li consolavano, colmavano il vuoto dei genitori massacrati.
Sognavano tutti di riabbracciare i propri genitori, magari ancora in divisa e coperti di onorificenze, ma successe raramente, e quando accadeva i figli non riconoscevano i padri: la guerra li aveva trasformati.
Alcuni assistettero allo sfregio dei cadaveri: dal fracassamento dei crani che risuonavano come zucche mature, all’estrazione dei bulbi oculari, alla mutilazione dei seni nel caso delle donne partigiane.
Molti furono i ragazzini coinvolti nei combattimenti, la loro presenza era indispensabile nei Gruppi di Resistenza nascosti nelle foreste. I Tedeschi però non appena nutrivano il minimo sospetto di coinvolgimento, non lesinarono torture, finte esecuzioni, finti affogamenti.
Ero tutto rotto, dalla punta dei piedi alla cima dei capelli. Il dolore era così forte che ho pensato: chissà se riuscirò a diventare grande…
I più fortunati indossavano giubbe e abiti ricavati dalle uniformi, ottenevano misere razioni grazie alla tessera, altri purtroppo morirono per strada di inedia, nelle esecuzioni sommarie o non tornarono mai dai campi di concentramento di Igrickoe e di Drozdy.
Chi avrebbe mai più voluto parlare di guerra?
Negli anni a seguire, la maggior parte dei superstiti non volle vedere più nessun libro che ne parlasse, attuarono una vera e propria rimozione, altri faticarono ad amare, non si sposarono.
Durante la guerra i testimoni parlavano a bassa voce per paura di essere scoperti, di essere puniti, di essere inopportuni.
Non potendo comunicare liberamente affidarono gran parte dei ricordi all’udito ed all’olfatto: l’avanzata tedesca coincise con la fioritura dei lillà, gli stivali ferrati dei tedeschi suscitavano terrore.
In questo volume affiora uno spaccato a tinte fosche originale: la guerra raccontata dai bambini, quella vista, sentita ed odorata senza sentimentalismi e ricercatezze. Ancora una volta la Aleksievič ha sentito l’esigenza di raccontare una verità scomoda, messa a tacere quasi subito dalla Censura.
Nel 1985 gli allora-bambini erano cresciuti, diventando avvocati, operai, insegnanti. Non avrebbero mai dimenticato, ma soprattutto potevano finalmente parlare ad alta voce.
Giugno 21, 2017
Libro che ho trovato sttraordinario e ben tradotto.lo consiglio per chia ama la verità storica