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La casa dipinta | John Grisham

La casa dipintaUna famiglia di contadini vissuti negli anni 50 nel Centro America, una piantagione di cotone da lavorare, due gruppi di braccianti, le paure legate alla guerra del Vietnam e i pomeriggi passati ad ascoltare partite di Baseball dei Cardigans alla radio.

Questa l’ambientazione su cui John Grisham è riuscito a plasmare un romanzo che per i suoi canoni è abbastanza inusuale.

Grisham è specializzato, infatti, in quelli che personalmente chiamo Thriller Giudiziari, in cui l’autore racconta gialli che, nella maggior parte dei casi, vede protagonisti degli avvocati alle prese con i casi dei propri clienti.

Al contrario, “La casa dipinta” rompe la scia dei casi giudiziari e catapulta il lettore nella mente di un bambino, Luke Chandler, vero protagonista del romanzo, che racconta dal suo punto di vista, innocente e a tratti ingenuo, la vita di una famiglia di contadini nell’Arkansas.

Detta così, la trama sembrerebbe fin troppo semplice; tuttavia, la particolarità di questo romanzo non sta tanto nella trama, quanto nel modo in cui Luke descrive ciò che lo circonda.

La prima cosa che sorprende in “La casa dipinta” è l’assenza di dialoghi, davvero rari rispetto a quello che ci si aspetterebbe da un romanzo. I dialoghi sono invece sostituiti dalla minuziosità delle descrizioni con cui Luke racconta la propria vita, il proprio lavoro, il suo sogno di giocare a Baseball e ogni singolo momento della propria vita. Racconta così le attese, la prima cotta (verso una ragazza più grande di lui), le sue paure e i segreti che egli è costretto a nascondere pur di proteggere se stesso e la sua famiglia.

Più che un romanzo sembra il documentario di una persona anziana alle prese con le pagine della propria vita. 

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Per voce di Luke Chandler, John Grisham ci porta a scoprire com’era la vita dei contadini negli Anni 50 con una livello di dettaglio ai limiti di un libro di storia, se non fosse per il fatto che il tutto è incentrato su quello che Luke ricorda e racconta.

Sorge spontaneo il paragone tra la società contemporanea e quella dei contadini, caratterizzata da una mentalità molto rigida, chiusa, devota alla religione, in cui i pregiudizi verso gli stranieri spesso sconfinavano nel razzismo, all’ombra di giornate quasi tutte uguali, cadenzate da preghiere al Signore affinché concedesse la grazia di un raccolto abbondante.

In questo contesto Luke sembra però già catapultato verso un mondo destinato a rompere questi schemi, grazie al fatto che egli stesso sembra essere l’unico componente della famiglia a ricevere un’istruzione adeguata. Per tale ragione risultano interessanti le sue riflessioni e i suoi gesti di ribellione, verso un mondo che lo costringe a vivere in una sorta di campana di vetro, dove disobbedire agli ordini del nonno o del papà voleva dire essere punito con metodi che, al giorno d’oggi, farebbero accapponare la pelle a tutte le associazioni che si occupano della tutela dei minori.

In definitiva, questo non è un libro adatto a chi cerca un romanzo fatto di intrighi, misteri o colpi di scena, ma se volete un libro che vi tenga compagnia, non impegnativo, che accompagni le vostre sessioni di lettura in maniera spensierata e allegra, Luke saprà sicuramente accontentarvi.

Autore: Luigi Russo

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