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La figlia femmina | Anna Giurickovic Dato

La figlia femminaLa figlia femmina” è il romanzo di esordio di  Anna Giurickovic Dato edito dalla casa Editrice Fazi Editore
Autrice giovane ma allo stesso tempo destinata a grandi cose, Anna Giurickovic Dato si è fatta conoscere nello scenario letterario con alcuni racconti quali “Polimena Polimena”, con cui nel 2012 ha vinto il concorso Io, Massenzio e Ogni pezzo di sé” arrivando finalista al Premio Chiara Giovani nel 2013

Un libro assolutamente non semplice, ma allo stesso tempo capace di catturare il lettore, grazie alla sua scrittura facile e scorrevole, che riesce ad alleggerire una trama troppo attuale e veritiera.
Un romanzo psicologico che si snoda tra il passato e il presente, ambientato tra Rabat e Roma in un susseguirsi di eventi a volte piacevoli, a volte spaventosi della vita dei protagonisti.

Sin dalle prime pagine veniamo catapultati nella vita di una famiglia, normale e felice, composta dal padre Giorgio diplomatico in Marocco, la moglie Silvia e la loro unica figlia femmina Maria.
La parvenza di felicità e di normalità è presto spezzata dalla brutale verità che ci viene mostrata senza giri di parole, già nelle prime pagine del romanzo: Maria subisce dal padre una serie di violenze che la spingeranno a diventare una ragazza rabbiosa e aggressiva verso se stessa e verso il mondo.
Senza amici né passioni abbandona presto la scuola per chiudersi ancora di più nel proprio mondo fatto di silenzi e cattiveria. 

Inevitabilmente, vittima preferita di questa rabbia diventa Silvia, la madre, colpevole di non aver compreso prima quello che stava accadendo, incapace di difendere la figlia dalle atrocità di un mostro e colpevole di troppo amore verso un marito malato.

“Eppure in qualche modo era rimasto bambino. Tutto questo strutturarsi era un proteggersi. La durezza, la minuziosa osservanza delle regole, erano la gabbia che si era costruito per fermare il mostro”

Giorgio uscirà presto dalla vita delle due donne (in modo misterioso), ma non senza conseguenze per la loro vita. Maria si trasforma da vittima a carnefice e lo fa durante un pranzo in cui la madre, felice, vuole presentarla al suo nuovo compagno, Antonio. È proprio durante questo pranzo che la voce narrante del libro e cioè Silvia ci racconta il passato e il presente mentre per la prima volta vede quello che realmente sua figlia è diventata.

“Ora mi dico: Posso mai pensare così male della mia bambina? ”….. “Ma sono cose che si dicono, queste, a una ragazzina così? E lei, santo cielo, dove ha imparato a fare questi giochi?”  

Una trama sicuramente pesante, ricca di spunti di riflessione, sapientemente scritta dall’autrice prediligendo uno stile leggero e coinvolgente, in modo da catturare il lettore, tanto da farlo sentire parte di quella famiglia e da seguirne, apprensivo, le vicende. Queste ultime si percepiscono nella lettura come se le si stessero vivendo in prima persona sia quelle negative che quelle positive.

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Con la fine del libro sorgono mille dubbi e domande sulle nostre vite e sulle persone che ci circondano perché questo romanzo è estremamente reale, non ci sono eroi, non ci sono principi azzurri e neanche principesse ma solo esseri umani con le loro sofferenze, dolori ed errori.

Otto capitoli e 192 pagine che metteranno in discussione le nostre certezze dove le vittime diventano carnefici e anche gli innocenti risulteranno colpevoli.

Autore: Oriana Giraulo

Giornalista, social Media Manager e divoratrice di libri convulsiva. Il primo libro che ho letto è stato "Il nome della Rosa", mentre quello che mi ha cambiato la vita "Il Maestro e Margherita". Nata nel 1986 a Salerno nella mia borsa non manca mai un libro nella quale mi immergo perché vivere solo una vita per me sarebbe troppo noioso.

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