Giovanni Comisso “Giorni di guerra”
“Giorni di guerra” (Longanesi, 2015) di Giovanni Comisso entra di prepotenza nella più alta letteratura dedicata alla “Grande Guerra”.
Iniziato nel 1923 e portato a termine nel 1928, vede la sua prima pubblicazione nel 1930, per poi essere integrato con nuovi dettagli per la definitiva pubblicazione del 1961.
Pertanto un plauso va fatto alla Longanesi che ha riproposto questo intenso volume nel 2015 ottenendo, ancora oggi, un notevole successo di vendite.
Giovanni Comisso combatté come volontario durante la prima guerra mondiale e partecipò all’impresa fiumana. Fu uno stimato giornalista e per molto tempo inviato speciale per diversi quotidiani nazionali. Presto divenne pure un singolare, talvolta bizzarro, autore e il suo stile personale trovò l’apprezzamento di noti autori e critici come Contini, Svevo, Gadda e Montale.
Questa opera che attraversa la prima guerra mondiale in tutto il suo arco temporale, è strutturata in indicazioni annalistiche: 1914, 1915, 1916, 1917, 1918. “Giorni di guerra” è una rievocazione autobiografica, sotto forma di diario, dell’esperienza di Comisso che partecipò attivamente alla prima guerra mondiale.
Il racconto inizia verso la fine del 1914 con la chiamata al fronte e la partenza da Onigo di Piave per raggiungere il reggimento del genio a Firenze, per poi proseguire definitivamente verso il fronte nel Veneto e nel Friuli.
Da qui inizia la lunga storia di Comisso che narra le vicende del fronte come fossero una grande “avventura” dove l’uomo affronta la guerra quasi in modo pragmatico tutt’altro che eroico.
Con un linguaggio molto discorsivo, armonioso e semplice, Comisso descrive quindi il fronte e le contraddizioni della guerra con una certa “sorpresa”, come che per lui la morte e il dolore fossero stati completamente estranei, in precedenza, alla sua vita.
Il suo narrare non ha quel senso di drammaticità che, ad esempio, possiamo riscontrare nel bellissimo libro di Emilio Lussu “Un anno sull’altipiano”, mentre ha un più evidente senso di “avventura” e di “partecipazione ad un grande avvenimento” che possiamo ritrovare in un altro grande volume, forse meno conosciuto, scritto da Enrico Camanni: “La guerra di Joseph”.
Di conseguenza, la parti del libro che parlano dei sentimenti e delle emozioni giovanili dei ragazzi al fronte, che amano rincorrere le lucciole di notte e si arrampicano sui ciliegi fioriti in primavera, le descrizioni dei colori della natura nelle sue varie stagioni, i bagni estivi nel fiume Natisone, il rincorrere le fanciulle friulane, risultano essere le pagine più belle, più coinvolgenti, dove lo spirito letterario di Comisso si fa più forte ed elegante.
I momenti drammatici della guerra sono superati dall’autore attraverso la ricerca degli attimi più intensi e intimi della vita quotidiana, che coinvolgono l’ambiente veneto-friulano, l’amore, i sentimenti, che gli imprevisti della guerra rendono particolari e talvolta più emozionanti.
Comisso cerca proprio nella bellezza della vita di ogni giorno, la fuga dagli orrori della guerra come nell’episodio della fucilazione di un soldato disertore: «non volevo vedere di più e mi precipitai dall’altra parte della collina, impastoiato nei passi, sul punto di cadere a ogni istante, sperando di arrivare in tempo per non sentire».
Così anche la disfatta di Caporetto viene vissuta dal nostro autore con una certa “serenità”, la drammatica ritirata gli permette di tornare nelle terre della sua infanzia e ricordare momenti allegri, gite giovanili, anche se la guerra e gli austriaci sono sempre più vicini.
Tutti questi momenti sono raccontati con una prosa acuta, attenta ai dettagli, mai prolissa e sempre appassionante.
“Giorni di guerra” è un libro fondamentale per capire quei terribili anni, un libro vero e sincero, che va assolutamente letto.
Giannandrea Mencini
@gmencini1