Luce perfetta di Marcello Fois
Con il romanzo Luce perfetta (2015, Einaudi) Marcello Fois vince nel 2016 il premio Asti d’appello. L’autore si conferma, ancora una volta, uno dei grandi esponenti della letteratura sarda, non solo per la sua provenienza ma per i temi stessi affrontati, che danno la possibilità al lettore di immergersi nei colori, nei profumi e negli usi dell’entroterra isolano.
Nuorese di nascita, Bolognese di adozione, Fois è uno scrittore già noto al pubblico nazionale per la sua produzione letteraria, ancora di più nella sua regione in quanto iniziatore e promotore di Festival letterari e manifestazioni culturali.
Assieme a Michela Murgia, Giorgio Todde e Milena Agus, Fois permette ai lettori di tutta la penisola di conoscere i misteri e le tradizioni di quel pezzo lontano d’Italia così esotico e affascinante.
LA STORIA
Questo libro racconta la storia di Luigi Ippolito, giovane sardo trasferitosi a Roma per completare il seminario e diventare prete, un sogno, una vocazione che il nostro protagonista sente viva e pulsante sin dalla più tenera età. Cosa possa spingere un animo così giovane a una scelta così coraggiosa è assai difficile da stabilire.
Per spiegarci le emozioni e le sensazioni dietro questa decisione, l’autore torna indietro di anni, secoli, generazioni. Ci racconta così la storia della famiglia Guiso e della famiglia Chironi, unite da forti sentimenti di amicizia, intricati rapporti di affari e, infine, legami di parentela.
Mimmiu e Vincenzio prima, i rispettivi figli Domenico e Cristian poi sono legati da un’amicizia fraterna, quasi morbosa, passionale, ma anche da interessi economici e lavorativi, che ostacolano i loro sentimenti rendendoli contemporaneamente alleati e nemici, orgogliosi e invidiosi gli uni degli altri.
Un rapporto già così complicato verrà reso ancor più pericoloso dalla comparsa di Maddalena, vera grande protagonista di questo libro, tenace, coraggiosa, amante e sposa, una donna internamente emancipata ma schiacciata dal peso di un’epoca e un luogo che ancora non lo permette, madre dell’amatissimo figlio Luigi Ippolito.
Ogni personaggio di questa storia è a suo modo vittima e carnefice, vincitore e vinto di un susseguirsi di vicende dolorose e scandalose, vissute nell’ambientazione del capoluogo barbaricino (Nuoro) degli anni ’80, impregnato di quella riservatezza e desiderio di decoro tipico degli anni precedenti, ma che si affaccia verso un’epoca libertina, sfiora i margini di ciò che accade oltre costa, le stragi, i tradimenti, le droghe, ma seppellisce tutto dietro un velo di apparenza e contenimento.
La storia comincia a cavallo tra gli anni 70 e 80 e si conclude nei primi anni 2000, attraversando un ventennio pieno di contraddizioni e sofferenze, non solo per i personaggi ma per l’isola e l’Italia intera.
La narrazione è intervallata da lunghi flashback che attraversano le generazioni precedenti, gli antenati lontani, i ricordi da bambini e lunghi istanti a metà strada tra il sogno e la meditazione, in cui scopriamo il vero carattere dei nostri protagonisti, tutto ciò che si cela dietro il comportamento apparente, i dialoghi, le azioni reali.
Per questo motivo e per il modo quasi onomatopeico con cui Fois ci racconta le vicende, mimando e simulando la parlata barbaricina e gli usi e costumi dell’entroterra sardo, il libro non presenta una narrazione costante e scorrevole ma richiede un certo impegno da parte del lettore per poter davvero comprendere ciò che il libro vuole comunicare.
A una lettura superficiale e disattenta potrebbe conseguire un giudizio negativo su un libro disordinato e caotico, troppo ricco di troppe emozioni.
Per questo consiglio a chiunque ci si approcci di dare il giusto peso a ogni frase o parola contenuta in esso, di non divorarlo d’un fiato ma di assaporarne i momenti e le pause definite dall’autore e di fare lo sforzo di apprezzarne l’originalità.