Era San Nicola prima di diventare Babbo Natale
La notte della vigilia più attesa dell’anno si avvicina, per la gioia dei bambini. Tra qualche settimana, le luci degli alberi di Natale cominceranno a lampeggiare, anticipando l’arrivo dei regali, che scalderanno tutte le famiglie.
Non ce ne vogliano i piccoli di tutto il mondo, se riveliamo che Babbo Natale non era un vecchietto bianco e barbuto. Era un vescovo cattolico greco, anziano, certo, ma con la pelle olivastra, la barba grigia, i capelli brizzolati.
Macchè, diranno tutti: Babbo Natale viene dall’estremo Nord, dal Polo! E no, era un orientale, invece, nato in Licia, sulle rive del Mediterraneo, in Asia Minore e non aveva mai visto una renna, prima di diventare per tutti il vecchio nordico con l’abito rosso bordato di bianco, la slitta e la campanella.
Per arrivare al Babbo Natale di oggi, si deve partire quindi da Nicola, vescovo di Mira nel IV secolo dopo Cristo.
Da San Nicola a Santa Klaus. Storia di una trasformazione
San Nicola, Nicolaus, Claus, Klaus, Santa Klaus: la storia di una trasformazione è già nel nome e passa da un furto, una ruberia benedetta dalla Chiesa. Il culto per San Nicola è diffuso dovunque, tra gli ortodossi e i cattolici, a Oriente come a Occidente. E fa centro a Bari, dove riposano le ossa del Santo, trafugate nel 1087 dalla tomba di Myra (diventata territorio turco nel medioevo).
Ma com’è stato possibile che la notorietà di un santo cristiano abbia potuto contagiare anche il nord Europa protestante, il mondo laico, le popolazioni anglosassoni, quanto di più diverso insomma da quello mediterraneo di origine? La spiegazione è in un volumetto, a firma del direttore del Centro Studi Nicolaiani barese, il domenicano padre Gerardo Cioffari, che ha scritto i testi di “San Nicola. La vita, i miracoli, le leggende”, curato dalla Basilica Pontificia di San Nicola e stampato da Levante Editori, sempre di Bari (95 pagine 5 euro), nel gennaio 2014.
Un culto onnipresente, sempre dalla parte dei deboli
San Nicola è uno dei santi più amati nel mondo. Ogni popolo lo ha fatto proprio, modificandolo a piacimento ma conservando dopotutto la sua sensibilità verso i deboli e la tutela delle vittime delle ingiustizie. È anche il patrono delle ragazze da marito e dei naviganti – qualcosa doveva pure concedere ai marinai baresi che rubarono le sue spoglie – ma il patrocinio più noto è per i bambini. E sono loro, non a caso, i più affezionati alla figura bonaria, sorridente, rossovestita del nonno panciuto che la notte di Natale fa sognare grandi e piccoli nel mondo.
Certo, anche chi avrà appreso le circostanze della “mutazione” continuerà a tenere ben distinto il vescovo greco – tanto ieratico e immobile, secondo la rappresentazione iconograficaa orientale – dal vecchio barbuto e gioviale, irresistibilmente simpatico, che ci è caro come dispensatore di doni. Dobbiamo ricordare, però, ch’è partito dall’Asia Minore per invadere pacificamente il resto del pianeta, diventando Santa Klaus, il “nostro” Babbo Natale.
Dall’Olanda al Nuovo Mondo
Sembra che il buon vecchio con gerla traboccante di giocattoli, sulla slitta trainata dalle renne, debba molto all’Olanda. Ad introdurlo nel Nuovo Mondo sono stati infatti i primi colonizzatori dell’America del Nord, che dai porti d’Olanda raggiungevano la costa atlantica, a metà 1600. Nel 1626, un battello salpato da Amsterdam aveva sostituito la classica sirena con i seni nudi, la polena montata sul bompresso – l’albero sporgente dalla prua – con una statua lignea di San Nicola (per loro Sinterklaas). Una figura insolita, con indosso un paio di calzoni fiamminghi al ginocchio, in testa un basso cappello a larghe tese e una pipa in bocca.
Sarà per la buona volontà del protettore, sarà per altro, quel viaggio risultò particolarmente agevole. Nessun imprevisto ostacolò la navigazione e perfino l’approdo, momento sempre delicato, avvenne senza grattacapi, perché nessun indigeno oppose violenza allo sbarco dei coloni. Eppure la foce del fiume Hudson era presidiata da una tribù indiana ostile, che alla vista della statua di legno o della pipa, si era data a una fuga precipitosa.
I coloni attribuirono il prodigio al buon santo e nell’abitato che fortificarono in zona vollero consacrare una bella cappella e San Nicola. Intorno a quella chiesetta del villaggio battezzato Nuova Amsterdam, nacque la metropoli di New York.
Sinterklaas, talmente amato dai bambini olandesi da superare ogni ostacolo
In Olanda la popolarità di Sinterklaas è stupefacente. Immune allo scorrere del tempo, ha superato ogni ostacolo. Merito dei bambini olandesi, che non consentirono di sostituire Sinterklaas come portatore di doni natalizi. La religione protestante avrebbe preferito cancellare infatti un santo cattolico e passare al Bambinello, come preferiva Lutero. Ma i piccoli olandesi fecero scudo al santo barbuto e respinsero il tentativo.
Sempre nel 1600, si arrivò ed emanare leggi che proibivano il culto in Olanda. Ad Alkmaar, l’amministrazione comunale adottò severe censure. I pastori protestanti intimavano ai fedeli di emanciparsi dalle superstizioni papiste. Addirittura, si decretò il divieto di lasciare doni a nome del Santo, con pesanti multe ai trasgressori.
Ma non ci fu norma capace di convincere i piccoli a rinunciare al loro Santo. La tradizione aveva radici profonde e la popolazione continuò a considerarlo il portatore di doni per eccellenza.
Ancora oggi Sinterklaas-San Nicola è raffigurato in Olanda con una mitria vescovile sul capo. Ed ogni anno approda, scendendo da una barca, scortato da un singolare aiutante, Zwarte Piet, Pietro il Moro, decisamente nero di carnagione. Ma guarda un po’…
Novembre 22, 2016
Nella mia “Molfetta” a 30 Km da Bari c’è ancora il culto di San Nicola che nella notte del 6 dicembre porta i doni ai bambini. Stranamente si festeggia a Molfetta e non a Bari dove tra Babbo Natale e Befana si contendono i doni…Misteri della tradizione. Ottima recensione e sicuramente ottimo libro.