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“Le canzoni dell’aglio” del nobel cinese Mo Yan

canzoni aglio EinaudiMo Yan è nato nel 1955, nella provincia dello Shandong, in Cina. Di umili origini, durante la rivoluzione culturale ha dovuto interrompere gli studi per dedicarsi al lavoro manuale: ha fatto da guardiano a mucche e pecore, lavorato in una manifattura di cotone, si è arruolato nell’Esercito di Liberazione Popolare per poi insegnare nell’Accademia Culturale dell’esercito, dove ha potuto riavvicinarsi alla sua grande passione: la scrittura. Elementi irrinunciabili nei suoi sette romanzi sono la Cina popolare, la natia zona rurale chiamata Gao Mi, nel nordest della Cina, le tradizioni e l’oralitàSorgo rosso (1997), da cui è stato tratto l’omonimo film, L’uomo che allevava i gatti e altri racconti (1997), Grande seno, fianchi larghi (2002), Il supplizio del legno di sandalo (2005), Le sei reincarnazioni di Ximen Nao (2009) e Le rane(2013) sono le opere di questo piccolo grande uomo, che dopo aver vinto il Premio Nobel per la letteratura, nel 2012, non ha esitato a ringraziare i suoi traduttori, ma anche a ritirarsi nel silenzio lontano da interviste e mondanità. Le tradizioni e la misura vivono in lui.

Uno storia d’amore tormentata sullo sfondo della rivolta contadina

“L’aglio di Tiantang è lungo e croccante

Per saltare il fegato di maiale e friggere il montone

Non servono né cipolla né zenzero

Piantare e vendere l’aglio assicura ricchezza

Vestiti nuovi, abitazione nuova, moglie nuova”

Sullo sfondo di sterminate piantagioni di aglio, unico alimento coltivato in seguito ad una cieca pianificazione agricola, i contadini di Tiantang (paradiso, in cinese) si ribellano poiché ridotti alla fame dalla corruzione dei funzionari di Partito. La vendita dell’aglio è stata interrotta a causa dell’incapacità dei dirigenti di ricorrere ad altri canali per la commercializzazione quali cooperative o i circuiti locali. Quindi essendosi riempiti i magazzini, la popolazione esasperata insorge prendendo d’assalto la sede del distretto e distruggendo tutto ciò che incontra. Il tanfo dell’aglio marcio, che ha scatenato i tumulti realmente accaduti il 28 maggio 1987, appesta l’infelice storia d’amore fra Gao Ma e Jinju, promessa in sposa a un uomo anziano per consentire al fratello maggiore zoppo, di trovare a sua volta una moglie. Gao Ma si ribella a questa usanza, inizialmente affrontando la famiglia della giovane, la quale reagisce con violenza: Gao Ma viene picchiato selvaggiamente e la stessa sorte tocca alla povera Jinju.

I due innamorati trascorreranno quasi un anno senza vedersi, ma un giorno Jinju, avvicinandosi ad una fonte, incontra una vicina di casa di Gao Ma, la quale si informa se abbia dimenticato il ragazzo; veniamo a sapere che Jinju ne è ancora pazzamente innamorata e la sera successiva, mentre si trova nei campi con la famiglia, ne approfitta per raggiungere Gao Ma e scappare. Al sopraggiungere della notte

“le stelle ammiccano, gocce di rugiada cadono a terra, il frinire degli insetti somiglia ad un plettro di bambú sulle corde metalliche di un violino, fra le piante un fruscio simile alla marea”.

Questa è la notte d’amore di Gao Ma e Jinju, ma altrettanto breve sarà la loro gioia. In prigione Gao Ma ricorda nostalgicamente la sua bella, mentre la vecchia Fang, madre di Jinju vive lacerata dalla pena di non aver concesso alla figlia un matrimonio felice e di essere stata abbandonata dai figli avidi e dal marito, morto in un incidente mentre tornava dal mercato con Gao Yang, anch’egli imprigionato.

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Zhang kou, cantore delle miserie dei contadini e della corruzione del Partito

Il vecchio cieco Zhang Kou, cantastorie locale, traduce in parole e musica le miserie di contadini, dirigenti di partito e funzionari, descrivendo il momento in cui la politica delle riforme di Deng Xiaoping s’incrina e dilaga la corruzione. Ne sono l’emblema l’amore tra i due giovani ostacolato da un matrimonio combinato nonostante sia vietato da due articoli del regolamento e la rendita dell’aglio, impedita dalla burocratizzazione stessa del partito: per ogni mu coltivato ad aglio, bisogna pagare una tassa agricola al distretto, una al governo del cantone, una al comitato del villaggio, una a beneficio degli edifici costruiti nel capoluogo di distretto, una per la gestione del mercato, per il controllo delle bilance, per il coordinamento del traffico, per la protezione dell’ambiente; inoltre i prezzi dei fertilizzanti e dei pesticidi sono aumentati e un contadino prima di vendere il proprio raccolto deve raggiungere a piedi un magazzino distante quaranta chilometri. Tutto questo scatenerà il moto di ribellione dei contadini sopraffatti dalla mala gestione dei funzionari corrotti.

Un intreccio tra Storia e storie, tra passato e presente

Singolare è il susseguirsi della vicenda con la contrapposizione di due piani temporali: da una parte il presente, a partire dall’arresto di Gao Yang, contadino sposato e padre di due figli, dall’altra il passato con la storia d’amore tra Gao Ma e Jinju, la reazione delle famiglie, l’infanzia di Gao Yang, e lo strazio della fatica che accomuna tutti i personaggi. I frequenti ritorni al passato avvengono tramite flashback. La lingua con cui si articola il racconto è essenziale nei dialoghi, ma raggiunge apici elegiaci nelle descrizioni dei luoghi, probabilmente cari all’autore: le notti sono limpide, i campi floridi, la vegetazione rigogliosa e i minuziosi riferimenti ai versi degli animali quasi allietano le orecchie di chi legge.

Avvincente il legame tra la Storia del popolo cinese e le storie dei singoli personaggi: Gao Ma, Jinju, la famiglia Fang, Gao Yang  tutti ancorati ad una dolorosa arretratezza; con realismo sofferto Mo Yan racconta le privazioni del suo popolo pur trovandosi tra gli anni ’80 e ’90 e pur essendo egli stesso membro del partito: i coltivatori di aglio quotidianamente vivono di rinunce che fanno perdurare l’antica usanza del matrimonio combinato, unico mezzo per migliorare le condizioni economiche della famiglia. Proprio dai racconti della sua gente scaturisce la motivazione al Nobel: “Per il suo magico realismo che mescola racconti popolari, storia e contemporaneità”.

 

 

 

Autore: Marianna Alvaro

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