La Malapianta | Nicola Gratteri - RecensioniLibri.org La Malapianta | Nicola Gratteri - RecensioniLibri.org

La Malapianta | Nicola Gratteri

La malapianta Gratteri

A Gerace, paesino dell’Aspromonte, nel 1958 nasce Nicola Gratteri, attuale Procuratore della Repubblica di Catanzaro. Suo padre Francesco – titolare di un alimentari in cui si pagava con “a libbretta” – e sua madre lo crebbero nella sobrietà; “pari bruttu“, gli dicevano ogni qualvolta gioisse eccessivamente.
Arrivato diciassettesimo su dodicimila candidati al concorso in magistratura, decise di rimanere in Calabria, nonostante le telefonate minatorie e le intimidazioni.

“La malapianta”, libro di indagine e di denuncia, è un animato invito a reagire e a essere consapevoli che ognuno può riuscirci.
Già in “Cose di Cosa Nostra” Giovanni Falcone illuminava su quanto fosse importante, imitando i boss, non chiedere e non dire mai troppo e quanto fosse fervente il suo lavoro di decifrazione di segnali; così entrambi i magistrati, fedeli alla terra che li ha generati, rispettosi dei codici degli uomini d’onore, hanno intuito che tutto può essere messaggio: il voi rivolto ad una persona più adulta, l’interpretazione di una particolare inflessione di voce o di una smorfia.

L’evoluzione del business 

Nonostante in Sicilia i maxiprocessi e i pentiti abbiano iniziato a chiarire e, poco a poco, smantellare l’organizzazione di Cosa Nostra, ad oggi in Calabria, ancora, perdurano luci e ombre, con la ‘ndrangheta che, ad oggi,  continua a detenere il primato del più basso numero di collaboratori di giustizia, rispetto a Cosa Nostra e alla Camorra.
Folgorante è, dati alla mano, il maxifatturato di quarantaquattro miliardi di euro, pari al 2.9% del PIL, proventi che derivano quasi unicamente dallo spaccio di cocaina.
Notevole la panoramica storica e l’evoluzione del business di questa malapianta. 
Fino agli anni ’70, il giro d’affari si basava principalmente sui sequestri di persona: basti pensare agli efferati delitti dei sequestrati Emanuele Riboli, diciassettenne di Buguggiate in provincia di Varese nel 1974 e Cristina Mazzotti della provincia di Como nel 1975.
In seguito all’approvazione della Legge Antisequestri del 1991, che prevedeva il congelamento dei beni della famiglia del sequestrato, la ‘ndrangheta dovette reinventarsi e rinnovarsi, fino a garantirsi fette di potere ben più importanti.  Per questo motivo la ‘ndrangheta attualmente è l’unica organizzazione mafiosa presente su tutti e cinque i Continenti: la globalizzazione dello spaccio ne ha favorito la delocalizzazione. Tant’è che di un fatturato miliardario, negli assolati paesini della Calabria dalle saracinesche bucate dai mitra, non rimangono che le briciole.

LEGGI ANCHE:  PordenoneLegge2021: Resistenza, ripartenza, rinascita per ritrovarsi

La diffusione nei cinque continenti

Dagli entusiasmanti insegnamenti universitari di Gratteri in materia di economia della criminalità emerge la diffusione capillare dell’organizzazione. I rapporti con i cartelli messicani hanno favorito legami con l’America Latina; nell’America Settentrionale alcuni capifamiglia avevano già gettato le basi nei primi del ‘900 sia in Canada che negli Stati Uniti; per quanto riguarda l’Oceania è intrigante ciò che è accaduto nel 2008: la scoperta del più grande carico di stupefacenti mai visto, constava infatti di quattro tonnellate tra canapa indiana ed ecstasy provenienti dall’Italia; in Africa i rapporti sono ben saldi con Johannesburg per il luccichio dei diamanti e con Senegal, Benin, Togo e Ghana, grazie alla corruzione della polizia, per i porti usati dai narcos. In Europa sono risaputi i collegamenti con Europa dell’Est cui è stata pienamente affidata la prostituzione poiché disonorevole secondo i Calabresi, oltre a Spagna, Olanda e Germania. Per quanto riguarda l’Italia le altre fette di fatturato provengono dall’usura, dagli appalti di ricostruzione, dallo smaltimento illecito di rifiuti e veleni tossici e in minima parte dalla tratta di esseri umani provenienti dal Nord Africa, assunti in nero per la raccolta di agrumi nelle piane della Calabria e poi ceduti come oggetti alla Campania per la raccolta di ortaggi.

“Semplicemente il compito che mi è stato affidato”

Nell’avvincente conversazione tra il giornalista Antonio Nicaso e Nicola Gratteri, già per altro partner in altri volumi, emerge un quadro spietato, ma realista della dittatura mafiosa che soffoca i diritti più essenziali. L’ostinazione di Gratteri nella sua lotta, emerge dai fatti, raccontati con agevolezza e precisione, ma soprattutto dalle umili origini e dalla ferma decisione di voler rimanere nella sua terra, la Calabria. Il volume racchiude la testimonianza di chi instancabilmente ama il proprio paese al punto da vedersi negata la propria quotidianità: negli ultimi venti anni non è andato al cinema, non è andato allo stadio, ma nel tempo libero coltiva la terra ed incontra i giovani nelle scuole, nutrendo la speranza di raccogliere i frutti del suo lavoro.

Autore: Marianna Alvaro

Condividi Questo Post Su

Invia un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *