“L’incantesimo delle civette”: Cinema e magia
Il cinema visto da Amedeo La Mattina
Il Cinema, a Partinico, nell’estate 1967; quello con la “C” maiuscola: una troupe, un regista, tanta confusione e una dea, l’attrice Claudia Cardinale. Non sa dire se sia tutto vero quello che egli stesso ricorda e racconta; Amedeo La Mattina, Palermitano a Roma, giornalista politico nella redazione capitolina della Stampa, con “L’incantesimo delle civette” debutta sugli scaffali: è il primo romanzo, pubblicato a gennaio dalle Edizioni e/o (176 pagine, 15 euro).
Erano tre i cinema nella cittadina a trenta chilometri da Palermo e otto dal mare, annegata in una piana torturata dal caldo siculo-africano e dalle zaffate di scirocco.
Il decadente Excelsior, il fatiscente Bellini e, menomale, l’Arena Volta Azzurra dei fratelli Concone, pulita, vivibile, nonostante gli scomodi sedili di legno avvitati a terra (volendo, si poteva disporre di cuscini a pagamento).
Ma la rivoluzione a Partinico, quell’estate, la portarono le Civette. Il quattordicenne Luca dice di averlo un po’ sognato, un po’ vissuto. Non importa accertarlo, la differenza resta sottile, visto che a quarant’anni di distanza le cose solo immaginate tendono a sembrare più vere di quelle vere.
Aveva appena chiuso con la scuola media, era scoppiato il caldo e la banda della Rocca di Collina Cesarò, il suo quartiere, affilava le armi e perfezionava il veleno , capeggiata da Sasà, unico generale, tra soldati semplici…e a Luca rodeva non poco, erano figli di medici, che diavolo! Il veleno era quello estratto dalle vipere, catturate coraggiosamente, per affrontare all’ultimo sasso i nemici Mezzocuore, tribù di selvaggi del rione popolare Spine Sante, che odiavano a morte i signurini, i figli di papà.
L’incantesimo delle civette o film dell’orrore?
Fu Cesare ad annunciargli l’invasione delle Civette: sai che arrivano gli attori? Girano una pellicola, un film importante, “Le civette di giorno“, pare, che detto così sembra un titolo da film dell’orrore.
E quelli, non ti vanno a stare proprio a casa dell’amico sovrappeso? Nel giardino dei Lojacono si scatena un gran disordine, persone indaffarate che parlano solo italiano e romanesco, in jeans scoloriti, sciupati e con le toppe, coi sandali, alcuni addirittura scalzi. Uomini con bracciali, anelli, collane, barbe incolte e capelli lunghi raccolti a code, come le femmine e i mendicanti.
Sono emozionati, incontreranno Franco Nero, Django, il pistolero dei film del Far West (non sapevano che si trattava di Spaghetti western, girati in Italia, al più in Spagna). Che delusione cocente, però. Il bello e duro con gli occhi di ghiaccio è un giovanotto normale, con la faccia liscia, nemmeno l’ombra del cacciatore di banditi che trascina la bara nel fango.
Si sofferma accanto a un tipo serio e pensieroso, il regista e soprattutto a una donna bellissima, che cancella tutti: occhi bistrati, labbra carnose, giovane, magnifica, stratosferica. Claudia Cardinale. Incantevole, un angelo, una madonna e rivolge loro la parola: allora, picciuttelli belli, come va? Senza ottenere risposta, per lo stupore adorante dei ragazzi.
Il film è “Il giorno della civetta”, capolavoro di Damiano Damiani, tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia. Le Civette fanno il nido a casa del dottor Lojacono, il papà di Cesare. Franco Nero è sfuggente, la Cardinale invece amichevole e deliziosa.
Luca e gli altri vivono un’estate da sogno, inedita a quelle latitudini, una manna dal cielo per quella città: movimento, affari, vitalità. La vita sociale schizza verso la modernità sotto la spinta della troupe.
Ma in Sicilia c’è la mafia, che a Partinico è un boss anziano, bigotto, nemico di ogni cambiamento e soprattutto deciso a far tornare le cose in ordine, dopo lo sbarco di quelli del cinematografo a scassare la minchia.
La società ai tempi delle civette
Ottimo romanzo, una favola vera o vera favola. Ma se la storia, non del Cinema a Partinico, ma del film contrastato, è pura invenzione, tutt’altro si può dire dei particolari messi in luce da Amedeo La Mattina, a partire dalla società di allora e dal contrasto di classe tra figli del popolo e figli dei professionisti. Per non dire del ricordo di Postal Market, il catalogo fotografico dell’azienda leader nelle vendite di corrispondenza, indimenticabile per qualche milione di ragazzini di allora, che sbirciavano le curve burrose delle giovani modelle nelle pagine di intimo femminile. Pose assolutamente castigate capi in massima parte da educandato. Sta di fatto che un po’ tutte le mamme si comportavano come la signora Lina, pronta col mestolo a colpire le mani del malcapitato… invece di stare sui libri, che solo studiando si diventa qualcuno nella vita. Fosse stato per Luca, sarebbe andato volentieri – e con lui in tanti – a pascolare le pecore sopra la città, come minacciava blandamente il papà.
C’è poco da dire, a Partinico come altrove c’era ben altro da fare che studiare. Si è ragazzini solo una volta. E quell’età resta per lo più indimenticabile, anche senza Cinema e Civette.