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“La vadda de Stignane” e canti popolari di San Marco in Lamis

La vadda de StignaneUna ricerca al di là del folkore

Levante Editori, 2015: in volume e CD i canti popolari che non ci sono più. Una ricerca etno-folklorica su quei canti in vernacolo garganico che rischiano di scomparire. Non vuole essere un’operazione nostalgia e non è tanto meno una mera riesumazione, la ricerca proposta da Grazia Galante nel volume “La vadda de Stignane” e canti popolari di San Marco in Lamis. 
È un incontro con una cultura diversa, altra, il canzoniere locale di un centro abitato sulla sommità del promontorio del Gargano, San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, in alto davanti alla pianura della Capitanata e ad un tiro da San Giovanni Rotondo… eppure potrebbe essere il repertorio antico di una comunità in un altro angolo d’Italia.

“La vadda de Stignane” è un ponte con la storia

Il popolare è un mondo sommerso: c’è ma non si vede; non viene alla luce facilmente, relegato com’è in un angolo remoto del “villaggio globale” dalla prepotenza di una comunicazione di massa ormai pressoché esclusivamente televisiva. 
Gramsci considerava il folklore come l’espressione della concezione del mondo e della vita secondo il popolo, in contrapposizione alle concezioni del mondo ufficiale.
Difficile giudicare se questa considerazione abbia un senso tuttora o se sia superata, visti i nuovi tempi in cui non siamo più di fronte a contrapposizioni tra ceti sociali e men che meno a strumenti di lotta di classe. Altro che di primato di una cultura vernacolare contro una “padronale” c’è da parlare! Qui si tratta di garantire la sopravvivenza di quei contenuti, altrimenti destinati alla totale scomparsa, sopraffatti dalla dittatura mediatica delle telediffusione dal piccolo schermo. Rapida, penetrante, imbattibile.

E non si tratta di semplici canzonette popolari, ma molto di altro: di un ponte col passato nobile delle culture mediterranee. Francesco De Martino, direttore del Dipartimento di storia dell’antico dell’Università di Foggia, ha parlato della ricerca etnomusicale come di una straordinaria enciclopedia in musica che rivela la grande affinità tra la lirica popolare e quella degli autor
i greci e latini del passato
.

C’è Mediterraneo e Mezzogiorno nella raccolta, anche per lo scrittore e saggista Raffaele Nigro: erano meridionali e mediterranei i caratteri del mondo patriarcale che quei versi musicati sono in grado di riportare in vita, grazie al lavoro partecipato della Galante. Certo, è un mondo che non c’è, ucciso dal consumismo e dalla tecnologia, ha aggiunto. L’avvento della modernità ha tolto la parola alla cultura contadina e ha spezzato i legami comunitari di quella società pastorale, rendendo sempre più precarie la trasmissione dei saperi e quella saldatura generazionale che per secoli ha connotato la vita degli uomini.

La vadda, la valle di Stignano, è il canto sammarchese per eccellenza, una nenia dolce e amara per il bracciante che andava a lavorare per il padrone, emigrava per poter vivere. Per il resto, si tratta di ninne nanne in dialetto locale, di stornelli, tante serenate e poi canti di matrimonio e cantate che mettono in versi e musica sentimenti e moti d’animo: desiderio, sdegno, gelosia, dolore. Non mancano motti maliziosi, estremamente suggestivi e dopotutto per niente fuori luogo e non inaspettati. Sono i più intriganti, pieni di doppi sensi e allusioni sessuali. Erotismo alla buona, casereccio, magari un tantino sboccato, come si può immaginare.

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La Vadda de Stignane GalanteIn appendice, spartiti e discografia.

Grazia Galante è nata a San Marco. Laureata in pedagogia, ha insegnato lettere nella scuola media, prima a Torino, poi in vari comuni della sua Capitanata. Andata in pensione dopo quarant’anni dedicati all’insegnamento e ai giovani, ha continuato con zelo ancora maggiore le ricerche sulle tradizioni popolari e sulla produzione culturale locale: racconti, versi, canti. Numerosi i libri pubblicati, in gran parte con la casa editrice barese Levante, sempre attenta al mondo dei sommersi ma non vinti, che vive dietro la facciata delle fiction, dei talk show e dell’intrattenimento televisivo omologante.

Obiettivo della ricerca: consegnare alle nuove generazioni il bagaglio di conoscenze ed esperienze del passato. Farne dei riferimenti identitari, nei quali specchiarsi, per ritrovare le proprie radici. Sono una lingua e dei canti che rischiano di scomparire perché prodotti da una società agricola e pastorale che si affidava alla sola trasmissione orale. Il vecchio mondo contadino non trascriveva i suoi canti e non conosceva pentagrammi e chiavi di volino. Li trasmetteva a voce, dagli anziani ai giovani, ma oggi il rapporto profondamente mutato tra le generazioni ha interrotto quella trasmissione.

Autore: FeL

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2 Commenti

  1. Ringrazio di cuore il dott. Laudadio per questa recensione che condivido interamente.

  2. molto bella questa iniziativa, ma noto che mancano un sacco di testi che mia nonna purtroppo non mi canta più, anche se sarebbe bello riascoltare.

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