“La consulente” di Jeffery Deaver
Taylor Lockwood è una promettente avvocatessa che, di giorno, collabora come praticante legale nel prestigioso studio newyorkese Hubbard, White & Willis, mentre, di sera, suona come pianista jazz nel locale dello stravagante Dimitri, il Club più gettonato della città.
La vita di Taylor è equilibrata e intensa, scandita tra gli impegni d’ufficio e la passione per la musica, ma quando Mitchell Reece, un giovane e brillante associato dello studio legale per cui Taylor lavora, le chiede di aiutarlo a risolvere un caso decisamente delicato, tutto precipita. Affascinata dal misterioso carisma di Reece, Taylor accetta di collaborare con lui.
Qualcuno ha sottratto una importantissima cambiale dalla cassaforte dell’ufficio e i rapporti con un cliente molto influente rischiano di sgretolarsi, a causa di questo furto inaspettato, mandando a rotoli un affare milionario.
Ma chi può aver avuto interesse a sottrarre il prezioso documento?
Qualcuno sta semplicemente cercando di distruggere la carriera di Reece o, dietro a tutta la faccenda, si celano affari molto più pericolosi? Il compito di trovare le risposte alle tante domande che questo caso racchiude spetterà proprio a Taylor che, in una New York scintillante e lussuosa, si trasformerà in una vera e propria spia, cercando di far luce sui torbidi giochi di potere che regolano la vita della Grande Mela degli anni Ottanta.
Le due vite del romanzo di Deaver
“La consulente”, di Jeffery Deaver, edito da Rizzoli, ha visto di nuovo la luce nel 2013, dopo una prima edizione decisamente sottotono, che aveva soddisfatto ben poco lo stesso scrittore di Chicago. Deaver, infatti, poco convinto di aver dato tutto sé stesso durante la stesura del suo romanzo, riteneva che la tensione non fosse abbastanza crescente da poter definire la sua storia un thriller a tutti gli effetti.
Così, oltre dieci anni dopo, l’autore ha deciso di rimettere mano alla storia, smontando totalmente la struttura originaria e dando nuova linfa a personaggi che, secondo il suo parere, meritavano molto di meglio.
Lo stile
Di sicuro questo romanzo non arriva ai picchi d’eccellenza raggiunti con le avventure di Lincoln Rhyme o di Kathtyn Dance, ma resta pur sempre un romanzo molto interessante. Sarà lo stile sempre scorrevole e diretto di Deaver, o il fascino che oggi esercitano le atmosfere eccessive della New York degli anni Ottanta, durante i quali è ambientata la storia: il libro si divora. E leggere come i protagonisti si muovano in una New York brulicante di vita, sotto il cui cielo si stagliano ancora le Torri Gemelle del World Trade Centre, suscita emozioni contrastanti, che ricordano un periodo di grande benessere economico, dove tutto appariva lecito.
Scegliere come protagonista una giovane donna determinata, ma, allo stesso tempo, piena di insicurezze, che è costretta ad affrontare un percorso che la esporrà a molti pericoli, è una scelta davvero vincente da parte di Deaver.
Più Taylor scava tra i segreti e le invidie dei soci dello studio, più il suo rapporto con Reece cresce e più… qualcosa non torna, tenendo il lettore incollato al romanzo, fino all’ultima pagina, verso un epilogo davvero sorprendente.