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Intervista a Giulio Perrone, autore di “L’Esatto Contrario”

Mentre leggevo il romanzo “L’Esatto contrario” edito da Rizzoli appuntavo a margine delle pagine e in qualunque spazio bianco curiosità e pensieri sul testo, sulla trama e sui personaggi che mi sarebbe piaciuto approfondire. Da qui l’idea di queste quattro chiacchiere con l’autore Giulio Perrone.

Giulio Perrone - foto autore

Ben trovato Giulio, il titolo del suo primo romanzo “L’Esatto Contrario” è perfetto per un giallo. Dà certezza di una soluzione ma al contempo avverte di prenderla con le pinze poiché potrebbe essere ribaltata rivelandosi incompleta se non addirittura opposta.
Ma vale solo per il delitto o anche per qualche altro aspetto della storia (situazioni, personaggi…)?

Direi che spiega la natura più intima del libro in cui soprattutto il protagonista, Riccardo Magris, si sente spesso l’esatto contrario di molti dei personaggi che incontra nel corso della storia.
Forse si sente anche inadatto e inadeguato rispetto ad un mondo che vede andare in una direzione molto diversa da quella che sente propria.

Giustamente ha citato Riccardo Magris, il protagonista del romanzo un trentacinquenne, con tratti da immaturo, tendente al pigro. Nel seguire le sue vicissitudini dà l’impressione di lasciare che gli eventi agiscano per lui, ha ambizioni, ma è indolente nel volerle raggiungere. Di contro ha, però, pregi assoluti come l’intuizione perspicace e una capacità innata di suscitare la simpatia del lettore.
Ci parla di come nasce il suo protagonista e del suo rapporto con lui ?

Riccardo nasce dall’osservazione della realtà che mi circonda, dove sono molte le persone che vivono una precarietà non solo economica e lavorativa, ma direi quasi esistenziale. Arrivare a trentacinque anni, oggi, e rendersi conto di non aver raggiunto molti degli obiettivi che ci si era proposti è quasi normale. Va detto però che il protagonista del libro non è mai vittima della situazione ed è assolutamente consapevole di sé stesso. Non si piange addosso ma anzi prova a costruirsi una realtà, un mondo che lo tenga al sicuro da tutto, ma alla fine che cosa succede se è la vita, o peggio ancora il passato, che ti viene a cercare e ti costringe a metterti in gioco?

Colpisce nella lettura del suo romanzo il costante uso del flash back e di salti temporali. Il loro alternarsi, che appare all’inizio caotico, crea, invece, una rete tra passato e presente capace di imprigionare i personaggi in atipici rapporti a distanza temporale (ad esempio tra Riccardo e la morte di Giulia Rusconi) che solo la soluzione finale potrà liberare.
E’ stata un’esigenza funzionale richiesta dal genere “giallo/noir” ?

Amo molto il flashback per raccontare una storia. Aiuta a costruire un passato e una memoria di Riccardo permettendoci, così, di capire di più di lui. Non solo, ci aiuta a intendere meglio il presente e quello che succede nel libro. Questo ci pone di fronte un uomo forse più carnale, terreno e meno piatto. Giova, sicuramente, anche alla struttura del noir che non dà troppi punti di riferimento al lettore, ma lo aiuta alla fine di rimettere insieme i pezzi.

“L’Esatto contrario” appare prediligere gli uomini a scapito delle donne. A ben leggere, invece, è proprio l’opposto. Sono, infatti, i personaggi femminili a scombinare e scuotere quasi a spingere Magris nella sua evoluzione. Una tra tutte l’enigmatica Miranda, sorella dell’uccisa. È solo il ruolo affidato alle donne o c’è dell’altro?

Riccardo subisce fortemente il fascino femminile e anche il suo discreto successo è molto labile perché in fondo sono loro a determinare tutte le sue azioni e a spingerlo in una direzione o nell’altra. Personaggi femminile anche forti come Dora, la sua caporedattrice, o Rachele, mistress con cui condivide insieme all’altro inquilino Sandro, l’appartamento di Piazza dei Sanniti. Miranda invece è forse la donna in qualche modo più enigmatica, l’ammaliatrice che raccoglie l’eredità della sorella morta tanti anni prima nella mente e probabilmente anche nel cuore del protagonista.

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L’ambientazione romana è perfetta mai prepotente: rassicura avvolgendo come fosse una coperta personaggi, protagonista e lettore. Come è riuscito a creare questa atmosfera nella narrazione?

La scelta di Roma è stata in qualche modo obbligata perché è la città che conosco e che sento mia avendoci vissuto da sempre. Lo stesso vale per San Lorenzo, quartiere forse meno noto a chi non vive nella capitale, ma che ci restituisce una Roma diversa più contemporanea, multietnica e non racchiudibile in una classica cartolina. I personaggi che animano il libro sono in un modo o nell’altro espressione della città, delle sue tradizioni, del suo dialetto nel caso dello zio di Riccardo, Italone, e anche delle sue ambiguità.

Una buona pietanza è fatta di sani ingredienti, quali sono, secondo lei, quelli imprescindibili per rendere un buon “giallo” anche un piacevole libro?

Ci devono essere tensione e mistero ovviamente ma per quanto mi riguarda anche ironia. Adoro quei personaggi che sanno farci spesso sorridere perché non eroi o semplicemente inadeguati al compito come spesso siamo noi nella vita. L’ironia rende umani come ha insegnato un maestro come Landsale costruendo la coppia di investigatori più anticonvenzionale e affascinante degli ultimi trent’anni, Hap e Leonard.

Dopo questa prima “avventura” letteraria cosa nasconde il cassetto della scrivania di Giulio Perrone? Quali nuove storie in cantiere?

C’è in cantiere una nuova avventura per Riccardo in cui forse la vita lo toccherà ancora più da vicino mettendolo in discussione molto di quello in cui crede e anche di quello a cui vuole bene.

Molti dei nostri lettori sanno, ma lo diciamo per chi non lo sa, che Giulio Perrone oltre ad essere autore e docente universitario, è anche fondatore di della Casa editrice Giulio Perrone Editore. Quali gli appuntamenti editoriali per il 2016?

Tanti, tanti bei libri. Libri che abbiamo amato ancora prima di affidarli ai lettori. E in fondo è proprio quello il momento più bello per chi fa il nostro lavoro. La scoperta del talento, l’attimo esatto in cui ti rendi conto che hai tra le mani qualcosa che potrebbe far viaggiare con la mente e rendere felici tanti appassionati di storie come lo siamo noi.

Essere fondatore di una casa editrice fa pensare che l’editore sia un “mangiatore” di libri.
Cosa legge Giulio Perrone? Oltre il suo romanzo, ne ha uno da suggerire ai nostri lettori?

Questa è una domanda che mi ha sempre messo in difficoltà per cui vorrei essere parzialmente disubbidiente e segnalarne tre libri, diversi, e che ho amato però allo stesso modo. Un classico meraviglioso come “La luna e i falò” di Cesare Pavese che nessuno può pensare di non conoscere per essere un lettore felice. Direi poi “I migliori anni della nostra vita” di Ernesto Ferrero che raccontando la storia dell’Einaudi può far capire a tutti cosa davvero significa fare libri. Infine un libro che possa permettervi di conoscere quello che io reputo il più grande scrittore contemporaneo, cioè “La strada” di Cormac McCarthy.

Ottimi e preziosi consigli, non c’è dubbio.
Grazie mille a Giulio Perrone per la sua disponibilità, la cortesia e per l’interessante e non scontato dialogo. Non ci resta che aspettare la nuova avventura di Riccardo Magris, un protagonista che ci riserverà, ne siamo certi, ancora molte sorprese.

Autore: Marzia Perini

Scrivere, leggere due aspetti palesi di un'unica passione: la letteratura. Alterno scrittura originale (racconti, poesie, resoconti letterari) a recensioni librarie. Completano il quadro personale altre due passioni più "movimentate" , ma che si intrecciano e completano le precedenti: la fotografia con mostre dedicate a Roma Bergamo e Venezia e i viaggi (solidali e non). Sono Accredited Press al festival di Pordenonelegge dal 2015.

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