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Io so perché canta l’uccello in gabbia di Maya Angelou

Io so perché canta l'uccello in gabbia

Io so perché canta l’uccello in gabbia, pubblicato per la prima volta nel 1969, rappresenta una pietra miliare della letteratura del ‘900. Nel 2015, un anno dopo la scomparsa dell’autrice Maya Angelou, la casa editrice BEAT ne pubblica una ristampa.

L’autrice è nota ai più come una poetessa afroamericana, voce dei neri d’America e testimone della discriminazione subita; pochi sanno, però, quali vicissitudini si celano dietro questa figura: la sua autobiografia offre la possibilità di conoscere la personalità dell’autrice.

Nel 1932 Maya Angelou è Marguerite Ann Johnson, ha tre anni, quando assieme a suo fratello di quattro, sarà caricata da Saint Louis su un treno diretto a Stamps, in Arkansas, per andare a vivere con la nonna paterna che, da quel momento in poi, sarà la figura di riferimento di due bambini neri e spaesati.

Comincia così il racconto della propria infanzia da parte di Maya Angelou, che si interromperà a diciassette anni quando la sua vita sarà investita da una nuova esperienza. Nel mezzo vengono raccontati gli episodi più disparati: il grande amore per il fratello Bailey e l’affettuosa ammirazione per l’adorata Momma, punto cardine della sua esistenza ma sopratutto grande simbolo della nonna nera del tempo. L’infanzia dell’autrice trascorre tra le pareti dell’Emporio gestito dalla famiglia e i vari spostamenti tra l’Arkansas e la California, dove vivevano separati i genitori.

Nel mondo di una bambina che vive tra piantagioni di cotone e mangime per i polli, esiliata col suo popolo nel quartiere nero di una cittadina ottusa, il razzismo può significare tante cose; l’autrice spiega egregiamente come quello che oggi si conosce come una situazione di disgregazione e allontanamento sociale al tempo era solo una condizione esistente, un dato di fatto: i bianchi vivono da una parte e comandano, i neri dall’altra e si adeguano.

“Naturalmente sapevo che anche Dio era bianco, ma nessuno avrebbe mai potuto farmi credere che avesse pregiudizi.”

Un increscioso episodio segnerà una spaccatura nell’evoluzione di Marguerite, ma l’autrice non abbandonerà mai il suo filo discorsivo e non smetterà di incantare il lettore col suo stile maturo capace di narrare con gli occhi di una bambina, e di un’adolescente, le vicende della propria vita, senza arricchirle con considerazioni a posteriori.

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Nonostante il lasso di tempo intercorso tra la storia e il momento in cui è stata scritta, l’opera presenta a struttura di un diario: segue cronologicamente i fatti e, con minuzia di particolari, illustra i personaggi, i luoghi e le sensazioni con la semplicità di una bambina ma la precisione di una grande scrittrice.

Oltre alla personale vicenda, che risulta ancora più emozionante a pensare che chi la racconta l’ha anche vissuta, il libro si fa emblema della condizione di tanti bambini e ragazzi neri, costretti a vivere sotto la cupola razzista del ventesimo secolo in America; le vicende sono presentate senza riferimenti rancorosi verso le ingiustizie subite, semplicemente l’autrice si è limitata a riferire l’accaduto, lasciando ai suoi lettori il compito di comprendere e giudicare un comportamento umano ancora presente.

Consigliato a chi ha voglia di sentire una storia comune ma peculiare, si legge in maniera scorrevole ed è adatto anche a un pubblico di ragazzi. È un libro ben scritto, racconta una storia importante che smuove la coscienza e, con luoghi e attori diversi, troviamo più che attuale.

Autore: Carla Angioni

Sono una studentessa, mi piacciono i libri, i viaggi e i libri che raccontano di viaggi, ci aiutano a scoprire il mondo. Sono affascinata dalla lingua e dalle sue infinite forme, adoro riconoscere le figure retoriche e sorprendermi del loro attuale utilizzo. Sono molto legata alla lettura come alla scrittura; questa pagina mi permette di nutrire e condividere due grandi passioni.

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